SPAGNA
Seconda partecipazione in questa manifestazione per la Roja di Vicente Del Bosque, il commissario tecnico in grado di far girare al meglio la squadra perfetta, conquistando tre trofei (Europei e Mondiale) in soli quattro anni, dopo anni di nulla. Iniesta e compagni rappresentano, per molti, la perfezione del calcio moderno con il loro tiki-taka, modello di gioco che contraddistingue gli spagnoli oramai da tempo immemore. Nell’edizione precedente la Spagna si è qualificata al terzo posto, dietro Brasile e Stati Uniti.
Si sentirà l’assenza di Carles Puyol, centrale difensivo del Barcellona che ormai, da più di qualche anno, è spesso frenato da infortuni, spesso anche antipatici. Il numero 5 del Barcellona è uno dei piatti forti della difesa delle furie rosse e, di certo, la sua mancanza non avrà fatto contento Del Bosque. Bisogna sciogliere il dubbio portiere con Casillas e Valdés che si giocano una maglia da titolare, col primo – giustamente – favorito. Viste le assenze potrebbe essere Raul Albiol il centrale da affiancare a Piqué, mentre sugli esterni ci saranno Jordi Alba e Sergio Ramos.
È il fiore all’occhiello della Spagna, basta leggere i nomi dei convocati che, se non sei spagnolo, ti assale un senso di invidia che ti rende quasi impotente. Qualità, qualità, qualità. Come quando si va nella miglior macelleria del paese e leggi in ogni angolo “qui la miglior X”, “qui il miglior Y”. Avere un centrocampo del genere ti avvantaggia parecchio, le soluzioni di gioco per il commissario tecnico sono diverse, nonostante si punti sempre sullo zoccolo duro: Xavi-Iniesta-Fabregas, tre blaugrana, mentre mancherà per infortunio il madrileno Xabi Alonso. Ma la panchina fa emozionare davvero: Javi Martinez, pluricampione con il Bayern Monaco, neanche preso in considerazione per un posto da titolare. Busquets sarà la soluzione giusta quando si affronteranno particolari tipologie di squadre, inserendo Iniesta come ala del tridente offensivo.
Nella lista dei centrocampisti, inoltre, ci è possibile annoverare l’infinità di ali e mezzepunte che fanno parte della rosa spagnola. David Silva, Juan Mata, Pedro e Santi Cazorla: nomi e cognomi a cui non servono presentazioni.
Se si tiene conto dei nomi poca sopradetti, con Silva, Mata e Pedro, l’attacco è sicuramente di tutto rispetto. Se a questi fuoriclasse si va ad aggiungere un centravanti del calibro di Fernando Torres, un sostituto come David Villa che, in quasi ogni altra nazionale farebbe il titolare, e un gregario come Negredo, non si può che dare anche in questo caso un voto più che ottimo. Del Bosque può contare su una punta centrale di tutto rispetto dunque, per questo motivo la Spagna è la favorita numero uno alla vittoria della Confederations Cup.
Andrés Iniesta
Funambolico, classe da vendere, trascinatore del Barcellona e della Spagna: gli manca solo il miglior titolo personale, il pallone d’oro, toltogli spesso e volentieri dall’amico Lionel Messi. Un centrocampista che segna quasi come un attaccante, fa impazzare le platee per i suoi numeri palla al piede. Mai gol banali, mai passaggi semplici: intelligenza tattica e carisma da vendere. Andrés Iniesta è la stella di questa Spagna, una Nazionale ove trovare il migliore non è di certo semplice. Chiediamo scusa, infatti, ai vari Xavi, Fabregas, Piqué e Torres.
Vicente Del Bosque
Il tecnico del miracolo spagnolo: un europeo, un mondiale, un europeo. Tre troferi dal 2008 al 2012, con una Nazionale ove vincere sembrava un tabù. La classe della Spagna è tanta, ovviamente. Ma deve essere anche bravo il commissario tecnico ad amalgamare un gruppo abituato a vincere, spaccato in due dalle fazioni Barça e Real Madrid. Proprio in quest’ultima piazza, Del Bosque, si è formato da allenatore con vent’anni pieni nel settore giovanile. Poi un’esperienza con il Besiktas prima dell’avventura con la Roja.
IL PROBABILE UNDICI
Spagna (4-3-3): Casillas, Sergio Ramos, Arbelola, Piqué, Jordi Alba; Busquets, Xavi, Fabregas; D. Silva, Torres, Iniesta.
Una delle migliori formazioni della storia che il calcio ricordi: ci saranno le epoche dell’Uruguay anni ’30, del Brasile di Pelé o quello di Ronaldo, l’Argentina di Maradona, l’Olanda del calcio totale, l’Italia di Sacchi e la Spagna del tiki-taka. Cosa può incidere è sicuramente l’età dei fuoriclasse che inizia ad avanzare inesorabilmente; la Spagna, comunque, resta un’ottima squadra, completa in ogni reparto.