Confederations Cup 2013: il Messico

MESSICO

La Verde è una celebrità in ambito Confederations. Giunta ormai alla sesta partecipazione, la Nazionale messicana ha contribuito a scrivere la storia di questa competizione. Il suo palmares conta un quarto posto, un gradino più basso del podio e, soprattutto, la mitica vittoria del 1999 in casa. Nel monumentale Stadio Azteca, circa 110.000 spettatori assistettero a una partita mozzafiato, vinta per 4-3 contro il Brasile di tali Ronaldinho, Alex e Serginho. Quell’edizione detiene ancora oggi il record di presenze sugli spalti, che sfiorarono il milione complessivo in sedici gare. Messicano, ma in coabitazione col Brasile, è il maggior numero di reti segnate: il leggendario Cuauhtémoc Blanco affianca il collega Ronaldinho a quota nove. I ragazzi di de la Torre arrivano a questa Confederations Cup con ben tre titoli in tasca: campioni di CONCACAF, campioni olimpici e campioni panamericani.

LA DIFESA

Buon’amalgama di tecnica ed esperienza, la retroguardia messicana possiede meccanismi oliati. Sebbene sia orfana di colonne quali Rafa Marquez e Jonny Magallon, lo schieramento difensivo di de la Torre si svelerà difficile da aggirare. Innanzitutto, bisognerà fare i conti con il talento di Guillermo Ochoa tra i pali. Seguito da molti club europei, il ventisettenne di Guadalajara è uno dei punti di forza dell’Ajaccio, squadra corsa di Ligue 1, e potrà contare su una linea difensiva che di campi ne ha visti. A partire da Carlos Salcido che ha ormai superato abbondantemente quota 100 presenze, sulla sinistra. Francisco “Maza” Rodriguez sarà il riferimento principale al centro della difesa, coadiuvato da Hector Moreno, titolare fisso dell’Espanyol. Occhio anche a Jorge Torres Nilo, nome non nuovo a chi cura il mercato delle squadre Europee, e al talento classe ’92 Diego Reyes, promosso dall’Under 23.

IL CENTROCAMPO

Versatile ed eclettico, il centrocampo tricolòr può giocare sia a cinque, sia a quattro e ha nella completezza un punto chiave. Giocatori feroci e con grandi capacità di interdizione, come il veterano Gerardo Torrado e il classe ’88 Jesus Molina, garantiscono un’effettiva copertura della difesa, oltre a fornire un aiuto alla manovra, specialmente nel caso di Torrado. La rapidità e il dinamismo sono forniti dalle lunghe leve di Andrés Guardado del Valencia e di Pablo Barrera, riadattabile anche ad attaccante. Da non dimenticare i rincalzi: il classe ’90 Javi Aquino, in forza al Villareal, e  Angel Reyna, talentuoso esterno col fiuto del gol, già capocannoniere di clausura 2011. Occhi anche su Jesus Zavala e sul giovane Hector Herrera, giocatori che diranno la loro nei finali di gara.

L’ATTACCO

I tifosi tricolòr si infiammano nel sentire i nomi della coppia Borgetti-Blanco. I due ex attaccanti della Verde hanno un posto speciale nei cuori messicani, ma anche nella classifica cannonieri, dove occupano rispettivamente il primo e il secondo posto. Ora c’è però un ragazzo dell’88, distante nove reti da Cuauhtémoc e sedici dalla volpe del deserto, a capitanare l’attacco del Messico ed egli mira a scalzare le due leggende dal trono: Javier “Chicharito” Hernandez. Soffermarsi sul suo talento e la sua prolificità è superfluo. Passiamo oltre, a tal Giovani dos Santos, cresciuto in un certo Barcellona, ora al Mallorca. Supporto ideale per il Chicharito, sta bene sia come seconda punta, che come trequartista. Il subentrato per eccellenza è Aldo de Nigris: quando entra, lascia il segno. Lo sanno bene le partecipanti alla scorsa Coppa di CONCACAF. Occhio anche a Raul Jimenez, spilungone del ’91: i suoi centimetri potranno essere utili nei finali di gara.

LA STELLA

Javier “Chicharito” Hernandez

50 gol in 117 partite col Manchester United, 30 in 45 col Messico: poco? E’ vero che, come diceva qualcuno, “esistono le bugie, le grandi bugie e i dati statistici”, ma, per una volta, possiamo dare soddisfazione alla più inesatta tra le scienze esatte: questi numeri sono da stella della Nazionale. Figlio d’arte (il suo soprannome deriva da quello del padre, Chicharo), el Chicharito si mette in mostra nel Chivas di Guadalajara, destando l’interesse dei Red Devils, con cui firma nell’aprile 2010, diventandone il primo messicano della storia. La sua corporatura non lo rende forte fisicamente e risulta strano pensarlo in mezzo ai colossi delle difese di Premier, ma la sua velocità e il suo agile guizzo gli permettono di scardinare e seminare anche i difensori più temibili. Se a questo aggiungiamo che la porta la vede (e bene), direi che il piatto è servito.

IL TECNICO

José Manuel “Chepo” de la Torre

Trequartista di buon livello, de la Torre spende metà carriera da giocatore al Chivas di Guadalajara e ha una sola esperienza europea nel Real Oviedo. A 40 anni, diventa allenatore dei Rojiblancos, vincendo l’undicesimo titolo del club, rendendo il Chivas la squadra con più successi in Primera Division e diventando il tecnico più giovane a portare a casa il campionato. Dopo una successiva esperienza al Toluca, diventa Commissario Tecnico del Messico nell’ottobre del 2010 e la sua squadra stupisce tutti. La prima sconfitta arriva solo un anno dopo, in un’amichevole contro il Brasile. Finora ha vinto la Coppa di CONCACAF, che punti a bissare con la Confederations?

FORMAZIONE TIPO, 4-2-3-1

Ochoa; Meza, F.J. Rodriguez, H. Moreno, Salcido; Torrado, Zavala; Guardado, dos Santos, Barrera; Hernandez.