È il 1999: due anni dopo la scelta di Tim Duncan con il numero uno al draft, gli Spurs vincono il loro primo titolo. Per Duncan è il primo titolo: bisserà nel 2003 (quando a San Antonio sono già arrivati anche Tony Parker e Manu Ginóbili), poi ancora nel 2005 e nel 2007. E anche stavolta in finale: la quinta in quindici anni, sempre con Gregg Popovich in panchina; le precedenti quattro volte gli speroni arrivavano con il migliore record della stagione (stavolta no), e hanno sempre vinto.
Nello stesso periodo in cui Duncan viene scelto al draft, grossomodo, Francesco Totti comincia a trovare le ribalte che contano: è il 1996 quando la nazionale Under21, guidata ancora da Cesare Maldini (che di lì a poco traslocherà sulla panchina di Arrigo Sacchi), vince gli Europei in Spagna. Il “Pupone” fece il bello e il cattivo tempo in quel di Barcellona: gol decisivo contro la Francia (in quella squadra giocavano, tra gli altri, Vieira, Makélélé, Pirès, Candela e Wiltord, che i tifosi di fede azzurra non possono dimenticare) in semifinale, più gol in finale (per alcuni però è un’autorete di Idiakez), poi neutralizzato da una rete di Raúl, contro i padroni di casa che verranno sconfitti ai rigori. Terzo trionfo consecutivo.
Nelle Furie rosse giocavano anche Mendieta (ai tempi ancora terzino), Karanka, Morientes e de la Peña; con i colori azzurri giocavano anche Panucci, Cannavaro, Nesta, Tommasi, Delvecchio (in porta Pagotto, la cui riserva era Buffon, solo diciottenne). Pensiamoci bene: Panucci fuori per i noti dissapori con il commissario tecnico, ma la cintura difensiva era quella che, nel 2006, avrebbe dovuto conquistare il Mondiale (con l’ex laziale che causa infortunio lascerà spazio a Materazzi). Qualcosa significherà.
Oggi, Tim Duncan ha 35 anni, Totti va per 37: oldies but goldies, in ogni caso, per risultati ed entusiasmo; anche se l’italiano non ha mai giocato in un club in grado di vincere su tutto e tutti (e non manca di farlo notare). Dietro di loro scalpitano tanti: Andrew Wiggins è una prima scelta quasi sicura (nel caso migliore: abbiamo una nuova superstar annunciata, come era già LeBron James), e di giovani calciatori si parlerà diffusamente su queste pagine nelle prossime settimane.
Perché in Israele (… periferia del Vecchio continente), tra una settimana, giocheranno fior di ragazzi che sognerebbero di fare una carriera come Totti, e forse si accontenterebbero di molto meno. O forse basterebbe loro vincere la competizione che si svolgerà tra Netanya, Petah Tiqwa e Gerusalemme: noi abbiamo i nostri 23 convocati, per una squadra inserita in terza fascia. Calcoliamo che il titolo ci manca dal 2004, quando negli anni Novanta abbiamo fallito solo l’edizione del 1998.
Gli Europei Under21 erano il nostro terreno di caccia: ma quello era un periodo in cui il campionato italiano era di vertice (e poi c’era la scelta di mantenere i vari Gilardino tra i giovani: un po’ come sarà stavolta per Verratti), e raccoglievamo il frutto di un reclutamento più efficace; poi abbiamo vissuto un decennio di flessione evidente, a tutti i livelli (vero, il Mondiale vinto; ma sappiamo come e perché).
Quindi, chiudendo: non partiamo più come favoriti d’obbligo, vero. Però ci siamo. E magari, ci speriamo tutti, il rilancio del nostro movimento potrebbe avvenire proprio grazie a una vittoria non più scontata. Crediamoci.