Come per chiunque si rechi ad un mercato, sarebbe lecito avere delle aspettative stagionali: le mele del Trentino, le fragole di Terracina, i terzini dell’Atalanta o i tornanti dell’ Udinese. Ma quali giocatori ha messo in luce il campionato, pronti a fare il grande salto dalla provincia felix alle metropoli dai sogni global? Chi sono gli ambiziosi talenti a cui il sogno locale ormai va stretto, quelli che, “sognando Beckham”, durante la stagione hanno fatto piangere le grandi per proporsi poi essi stessi come rimedi? Per dirla con nomi e cognomi, chi sono i Donadoni, Inzaghi, Pirlo, Gattuso, Fiore, Perrotta che sono emersi in stagione? Avete visto un Bierhoff o un Alexis Sanchez? O al limite, un Matri o un Giovinco, si possono rintracciare sotto i campanili di provincia?
Sia per primogenitura alfabetica che per caratterista storica del vivaio, la prima squadra a cui va il pensiero è l’Atalanta. Un buon campionato per gli orobici, ma di giocatori pronti per cambiare il volto di Milan, Napoli o Juventus in Champions, non sembra ce ne siano. Non l’onesto “Jack” Bonaventura, né l’altalenante Cigarini o il trentaduenne Denis, per quanto validi mestieranti che pure saprebbero offrire un loro contributo.
A Bologna, qualche chance potrebbe averla Diamanti, ma pure nel suo caso, stiamo parlando di un giocatore alla soglia dei trent’anni. Per Gabbiadini, riparliamone l’anno prossimo.
Altri rossoblu, altra situazione a Cagliari: interessante Murru, ma ancora giovanissimo, potrebbe meritare considerazione il discontinuo Ibarbo, mentre probabilmente è quello di Nainggolan il nome giusto per smuovere il mercato dei centrocampisti.
A Catania troviamo il “Papu” Gomez, sicuramente un nome interessante, ma resta da vedere se il gioco dei procuratori non lo spingerà verso l’estero. Poco da segnalare nell’onesto campionato del Chievo o dalle risultanze del travaglio stagionale genoano, mentre da Palermo, potrebbe proporsi Ilicic. Sempre che, però, ci sia fiducia verso un giocatore dotato di mezzi, ma anche artefice di due stagioni in ombra, salvo una ripresa, inutile, in questo finale.
Poco da segnalare a Parma, dove il rendimento medio di Paletta e gli sprazzi di Belfodil son rondini che non fanno primavera, mentre potrebbe trovarsi invece proprio a Pescara, l’ultima delle retrocesse, il nome buono da svezzare tra le grandi di serie A. Mattia Perin, portiere classe ’92, che in avvio di campionato aveva saputo assicurare qualche punto ai suoi, salvo poi finire travolto dalla mareggiata di gol (84) abbattutasi sull’Adriatico. Certo, comunque un rischio azzardarlo come titolare.
La necessità di recuperare la penalizzazione iniziale non ha aiutato il Siena a lanciare giocatori da alta serie A. Mentre nel campionato di basso profilo della Samp, un nome sembra poter giocarsi qualche carta per competere su palcoscenici maggiori: quello del centrocampista Poli.
Dovendo scegliere un giocatore per il mercato delle grandi, è dalla sponda granata di Torino che viene il nome che forse più di ogni altro sembra pronto al grande salto: Alessio Cerci, eterna promessa, ha disputato un buon campionato e, soprattutto, si è qualificato come uno dei pochi giocatori del nostro campionato in grado di poter saltare l’uomo e creare superiorità numerica in fase d’attacco, in questa epoca italica di terzini alti, che si disperdono nell’ambiente al momento del cross. E forse ha l’età giusta (26) per capire che, se passasse un ultimo treno sui binari della sua carriera, non potrebbe più permettersi di sprecare l’occasione. Anche se magari non è il caso di paragonarlo a Robben.
Finiamo con l’Udinese, l’officina tecnica più prolifica degli ultimi anni. Molti i giovani ancora in rodaggio, e probabilmente tra questi dopodomani qualcuno saprà rendersi appetibile, ma per l’immediato della prossima stagione, forse l’unico nome su cui una squadra di vertice potrebbe puntare fin da subito, è quello dell’attaccante colombiano Muriel, classe ’91 e già autore di 11 gol.
Tirando le somme, il mercato interno non riluce di tipicità regionali. Coltivando il dubbio, verrebbe da chiedersi: e se non fossero le squadre italiane ad essere esterofile, ma sia la direzione stessa della competizione ad imporre acquisti global? Così va il mondo, sempre più pesche dalla Spagna, sempre meno terzini dall’Atalanta.