Home » Germania: il Deutsche Wunderteam, capitolo II

Prosegue l’analisi di approfondimento sulla nazionale tedesca, assente alla Confederations Cup che si terrà in Brasile il prossimo mese ma sicura protagonista dei Mondiali del prossimo anno. Dopo aver esaminato l’abbondanza di giocatori di livello che concorrono a indossare la maglia tedesca in porta e in difesa, arriviamo ai settori del campo dove la concorrenza tra un calciatore e l’altro diviene quasi sanguinosa, visto il livello medio dei soggetti presi in esame (che farebbero le fortune di qualsiasi Nazionale con blasone e tradizione ma non solo): il centrocampo e l’attacco.

IL CENTROCAMPO – Giocando con un modulo che prevede solo due mediani puri come il 4-2-3-1, la concorrenza in mezzo al campo è più che serrata, è spietata. Tendenzialmente i titolari sarebbero Bastian Schweinsteiger e Sami Khedira ma Toni Kroos, Ilkay Gündoğan e Sven Bender non sono nomi che si possano lasciare in panchina senza prima aver fatto un serio esame di coscienza. A questa triade di calciatori vanno poi aggiunti Simon Rolfes e Lars Bender, tra i protagonisti dell’ottima stagione del Bayer Leverkusen, terza forza di Bundesliga per distacco. Kroos ha dalla sua una poliedricità tattica che gli permette di essere in grado di giocare anche da trequartista o da attaccante laterale ma per tutti gli altri la competizione è acerrima perché ci sono almeno sei potenziali titolari per un unico posto (Schweini è sostanzialmente inattaccabile vista l’enorme esperienza internazionale e le sue qualità pressoché uniche come regista).

Al buon Löw tocca dunque anche scegliere se schierare un playmaker (Schweinsteiger al 99,99999%) affiancato da un incontrista (Khedira, i due Bender, lo stesso Rolfes) oppure da un altro mediano coi piedi buoni come Gündoğan o Kroos: la chiave di lettura definitiva può probabilmente arrivare solo in relazione all’avversario di turno. In pratica, la sensazione è che il commissario tecnico deciderà a seconda di cosa abbia più bisogno partita per partita tra un possesso palla continuo e ipnotico o un rapido recupero della sfera a centrocampo per riguadagnare il possesso e verticalizzare velocemente colpendo con azioni rapide e letali.

L’ATTACCO – Per comodità le tre mezze punte che prevede il 4-2-3-1 sono state classificate come “attaccanti” in questa sede, vista anche la predisposizione tattica della Germania a condurre i match cercando di rimanere stabilmente nella metà campo avversaria. In questo settore del rettangolo di gioco la competizione tra i vari pretendenti a una maglia da titolare è spaventosamente ardua e per certi versi crudele, considerato il numero di contendenti di livello assoluto per soli tre posti. Difficilissimo dover rinunciare anche a uno solo tra Mesut Özil, André Schürrle, Mario Götze, Marco Reus, Julian Draxler, Thomas Müller o Lukas Podolski.

Ecco, forse a partire un pelo più indietro nelle gerarchie di Joachim Löw potrebbe essere proprio Prinz Poldi, passato un anno fa all’Arsenal ma non certo autore di una stagione esaltante (16 gol in 42 presenze tra tutte le competizioni al primo anno in Inghilterra non sono un brutto risultato, ma i suoi “avversari” hanno tutti fatto meglio) il quale ha però dalla sua ben 108 presenze con la Mannschaft e un rendimento di solito altissimo non appena veste la casacca del suo Paese: tradizionalmente Podolski ha praticamente sempre fatto benissimo nel momento in cui si è trovato a indossare la maglietta bianca della Germania e il mister tedesco lo sa benissimo, così come conosce a menadito le qualità dell’attaccante di origine polacca, in grado di giocare sull’out di sinistra come al centro dell’attacco. Come il numero 9 dell’Arsenal, d’altronde, anche Schürrle può giocare come prima punta alla bisogna ma l’attaccante del Leverkusen che tanto piace al Chelsea dà oggettivamente il meglio quando può partire largo a sinistra e scatenare la sua impressionante accelerazione nello stretto puntando la porta avversaria.

Come trequartista centrale la scelta è invece tra Özil e Götze (al contrario del madridista, quest’ultimo è più abile a destreggiarsi anche sulle fasce) ma la mezza punta di origine turca parte favorita in quanto ormai perno abituale della manovra tedesca. Seppure con caratteristiche diverse dai due giocatori appena citati, sarebbero in grado di ricoprire alla grande quello stesso ruolo anche Kroos e Thomas Müller, per il quale, in particolare, è assolutamente indifferente giocare a destra, sinistra o da seconda punta tra centrocampo e difesa avversari (rispetto ai sopracitati, il numero 25 del Bayern Campione d’Europa è molto più goleador).

Rendono al meglio quando giocano sulla fascia anche Marco Reus e Julian Draxler, incontenibili quando partono da lontano (più con discese palla al piede il primo, prediligendo sapienti tagli in area il secondo) ma sono entrambi in grado di giocare anche al centro. La Rote Rakete del Borussia, poi, non ha alcun problema a partire anche da destra. Al momento i “titolari” sono Reus, Özil e Müller ma parlare di inamovibilità quando i concorrenti sono Götze, Schürrle o Draxler diventa, come si è visto, oltremodo complesso. Meritano una menzione a parte la nuova stellina della Bundesliga, esplosa quest’anno nel Friburgo che ha sfiorato l’impresa Champions, e lo storico capitano dell’Eintracht di Francoforte: il primo è quel Max Kruse di cui tanto si sente parlare, il secondo è Alexander Meier. Insieme, questi due giocatori hanno realizzato la bellezza di quasi 30 reti nella Bundesliga 2012/2013: molto probabilmente non appariranno in Nazionale (perlomeno non Meier che ha già trent’anni) ma indubbiamente, se continuassero su questi livelli, tutto diverrebbe possibile.

Capitolo prima punta: senza contare i giocatori “adattabili”, la Germania ha almeno tre alternative più che credibili per questo ruolo: Mario Gómez, Stefan Kießling e il vecchio Miroslav Klose, che continua a segnare anche adesso che lo ammiriamo “da vicino”, alla Lazio. Gómez lo conosciamo tutti ed è colui che attualmente parte come titolare sebbene abbia perso il posto nel Bayern Monaco a favore di Mandžukić, ma stiamo comunque parlando di un attaccante da 57 gol nelle ultime due stagioni e che ha timbrato il cartellino 25 volte in 58 gettoni con la Mannschaft. Miro Klose, dal canto suo, ha bisogno di ancor meno presentazioni: 200 gol in carriera con le sole maglie di club e autore di 67 reti con la Nazionale in 125 presenze (collezionate a partire dal 2001), una sola in meno del recordman teutonico Gerd Müller; attualmente Klose è anche il giocatore tedesco con più presenze nella rappresentativa nazionale. Il terzo pretendente al ruolo di attaccante titolare è invece un giocatore che ha sempre avuto un rapporto conflittuale con la maglia della Germania: Stefan Kießling, infatti, ha esordito in Nazionale nel 2007 ma da allora ha collezionato appena 6 presenze nonostante ben 112 gol nelle ultime sette stagioni col Bayer Leverkusen, 25 dei quali, quest’anno, gli hanno garantito il titolo di miglior marcatore della Bundesliga nonostante un Lewandowski in formissima.

Chi la spunterà per i prossimi Mondiali brasiliani? In realtà tutto fa presumere che il titolare sia Gómez ma forse, per il tipo di gioco che chiede Löw, il profilo più indicato è ancora quello di Klose, decisamente il più tecnico tra i tre candidati. Certo, la punta di origine polacca avrà ben 36 anni la prossima estate ma è anche vero che di pensione non vuol proprio sentir parlare e vuole battere a tutti i costi il record di Müller… E lasciatemi dire che, visto il professionista e l’uomo che è, lo meriterebbe anche.

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