È successo in Serie A: il Palermo

CAMBI, ESONERI E DIMISSIONI; UNICA CERTEZZA: LA SERIE B – Si conclude nel peggiore dei modi una delle stagioni più travagliate degli ultimi anni, per una squadra di Serie A. Alla destabilizzazione completa non hanno solo contribuito gli esoneri, ormai all’ ABC del calcio italiano e non solo, ma anche cambi importanti in società. Andiamo con ordine. Il Palermo inizia la stagione con la coppa Perinetti DS e Sannino allenatore, quest’ultimo esonerato dopo tre giornate. Dentro Gian Piero Gasperini, che, conoscendo la propensione all’esonero di Zamparini, pretende una clausola con premio speciale in caso di interruzione anticipata del rapporto lavorativo. A febbraio ricomincia il valzer, tre allenatori in tre mesi: Malesani, Gasperini/bis, Sannino/bis. Sulla sponda societaria le cose non sono diverse: a fine settembre, Zamparini si mette in retropalco (con le orecchie ben tese) e nomina Pietro Lo Monaco Amministratore Delegato, con seguenti dimissioni di Perinetti da DS. Il ritorno di quest’ultimo avviene a febbraio, dopo l’addio dell’ex dirigente del Catania. Nel mentre, tante vittorie quanto il Pescara stra-ultimo, una difesa non esemplare in quanto a solidità e il secondo peggior attacco del campionato. Dati inattaccabili, frutto anche di un‘impostazione del mercato confusa e poco produttiva. Accanto al tortuoso giro di prestiti in uscita di vecchie scommesse e giovani promesse, spiccano gli innesti di esperienza come Arevalo Rios, Franco Brienza e Steve von Bergen, ma anche i ritorni dei vari Garcia, Ujkani, Kurtić, ma soprattutto l’acquisto record di Paulo Dybala. Forse non proprio i nomi più adatti per puntare a qualcosa di più gustoso di una semplice salvezza. Se poi ci aggiungiamo le dipartite di due colonne della retroguardia come Silvestre e Balzaretti, si completa il quadro. Durante la sessione invernale, l’arrivo di attaccanti con poco minutaggio nelle gambe, come Fabbrini e Boselli, non migliora la situazione, così come i colpi Faurlin e Formica, a causa del fisiologico periodo di adattamento alla Serie A.

LA PARTITA PIU’ BELLA – Palermo – Catania 3-1

E lo è per mille motivi: il centesimo gol di Miccoli in Serie A, la doppietta di Iličič, la velocità di Garcia, il gran lavoro di Morganella, l’onnipresenza di Arevalo Rios. Soprattutto, la vittoria in sé e per sé, tornare a battere i rivali, prima della devastante crisi di risultati che si sarebbe chiusa solo quattro mesi dopo. Per quanto mi riguarda, a posteriori, è la gara migliore anche solo per la malinconia che mi assalirà quando, l’anno prossimo, non potrò accendere la televisione per gustarmi il derby di Sicilia. La gara si sblocca al 10′, quando Spolli sfiora appena un cross di Morganella, consegnando la palla a Fabrizio Miccoli, che controlla e spara una bordata micidiale a giro nel sette. Gli attori si invertono i ruoli nel finale del primo tempo, ma Andujar è una saracinesca, così come su Brienza in precedenza, mentre il Catania si fa vivo solo tramite le punizioni di Lodi e Almiron. A inizio ripresa, è il turno del redivivo Josip Iličič: prima piazza di collo un passaggio in orizzontale di Brienza, poi si fa tutto il campo, gioca coi difensori, rientra sul destro e batte Andujar. Ciccio Lodi fa poi 3-1 su punizione spettacolare, ma è tardi.

IL MIGLIOR GIOCATORE – Josip Iličič

Ritorna la primavera nella vita calcistica dello sloveno. Dopo la stagione precedente, in cui fu decisamente deludente e mai all’altezza del primo anno in rosanero, Iličič torna a recitare la parte del motore della squadra. Ventinove presenze da titolare, dieci reti segnate: quando il Palermo fa risultato, c’è il suo zampino; quando non lo fa, idem. Dopo il periodo di crisi quasi interminabile di inizio 2013, rifiorisce lui e, magicamente, il Palermo. C’entra Sannino? Non si sa. Quel che è certo è che quelle cinque reti consecutive in aprile hanno ridato speranza a tutta una curva. Certamente, ora lascerà la Sicilia: il suo agente è ambizioso, parla di costi a otto cifre e di mete altolocate. Staremo a vedere.

IL FLOP – Ezequiel Muñoz

In una difesa da sottoporre ad ampie critiche, il flop è lui. Gli “Attenti a quei tre” Von Bergen-Muñoz-Aronica non hanno mai dato un senso di sicurezza davanti ai pali rosanero e, in tutti e tre i casi, il bilancio stagionale è insufficiente. El niño de Pergamino, però, è quello che meno ha rispettato le aspettative. Uno dei grandi colpi dell’equipe di Zamparini, sbarca ventenne in Sicilia, nel 2010, con un bagaglio carico di belle parole spese dagli osservatori di mezzo mondo. Il campo non sempre le conferma. Nonostante le tante gare giocate al centro della retroguardia, mai si è gridato al fenomeno. Nemmeno durante questo campionato, deficitario per ogni settore, il marcantonio argentino è risultato sopra la media, anzi: la sua decantata solidità si è tramutata in goffaggine, la puntualità degli interventi non è stata certo svizzera e si è fatta pian piano strada una propensione alla gaffe. Si mantiene salvo, invece, il suo atteggiamento, così come la faccia tosta da difensore navigato, aspetti su cui si sono basate le sue poche prestazioni lucide.

IL GOL PIU’ BELLO: Fabrizio Miccoli in Palermo-ChievoVerona 4-1

Un gol pazzo, per una stagione pazza. Non potevo premiare un’azione con mille passaggi, un’incornata precisissima o una punizione letale, quando avevo a disposizione una rete perfettamente in linea con il campionato palermitano. Il 4-1 al Chievo firmato da Fabrizio Miccoli è la follia del fantasista, l’esplosione di un attimo, la momentanea assenza della percezione della realtà dal tuo cervello. Così arrivano i fulmini a ciel sereno, nel bene e nel male… tac! Quando non te l’aspetti. Esattamente come la tua retrocessione, Palermo.

Le puntate precedenti:

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