La tensione non paga
Roma-Lazio è finita. La stagione calcistica italiana è terminata con l’epilogo della Coppa Italia.
Diciamo pure che non ci ha lasciato con un bel ricordo. Lo spettacolo offerto all’Olimpico ieri sera è stato sulla stessa linea della maggior parte delle partite della nostra ultima Serie A. Pessimo.
Eppure tecnici preparati ne abbiamo, i nostri giocatori non sono propriamente i più scarsi d’Europa. Nonostante questo, però, non riusciamo a offrire un livello degno della parola “calcio”.
Una ragione, una causa a questa mancanza di bellezza, deve pur esserci.
E mentre con la mente ripassavo la finale di Champions League di sabato sera comparandola con quella vista ieri tra Roma e Lazio ho capito dove nasce il problema: nella tensione.
In Italia, non scopro certo l’acqua calda, le nostre partite vengono attese e accompagnate da un livello di tensione alto come in nessun altro Paese filocalcistico. Sono gli stessi calciatori a lamentarsene, asserendo più volte che come si viva il calcio in Italia, con tutto lo stress emotivo che ci portiamo dietro fino al giorno della partita, da nessun’altra parte.
Il problema sorge quando poi, vedi la finale di Coppa Italia che, teoricamente, dovrebbe veder affrontarsi le due squadre che meglio hanno giocato nel corso della manifestazione, i giocatori in campo non rendono come potrebbero per via di una paura di sbagliare — e di perdere, oserei dire — che li porta a pensare troppo a ogni singola giocata, con il risultato di abbandonare quella naturale spensieratezza intrinseca del calcio.
E, a supportare questa mia tesi, c’è il Borussia Dortmund di Klopp, che ha perso sabato sera la finale di Champions contro il Bayern. I ragazzini terribili gialloneri sono arrivati alla finale grazie anche alla loro leggerezza mentale, alla totale assenza di paura di perdere e alla loro voglia di divertirsi e far divertire. Proprio nel momento in cui hanno iniziato a sentire la pressione per una partita che poteva catapultarli nella storia hanno anche provato la paura di perdere, come negli ultimi dieci minuti contro il Real Madrid. Paura che si è trasformata in tensione, la quale in campo ha appesantito le gambe di Lewandowski, Reus e compagni non permettendogli di giocare come al solito. Tensione, sostanzialmente, che li ha portati alla sconfitta.
Ricollegandomi alla finale di Coppa Italia, non è un caso che tra le due, per quanto entrambe con un carico di tensione ai massimi livelli, abbia perso la squadra che si è dimostrata più nervosa e che ha pensato di avere di più da perdere.
La grande attesa che ha coinvolto una città intera, paralizzandola (e a memoria ricordo una cosa simile nel derby di Champions tra Milan e Inter nel 2003), non ha portato buoni frutti sul campo da gioco.
Ieri c’era soprattutto da vincere, ma le due squadre hanno giocato con la paura di perdere, quasi volendo puntare allo 0 a 0, non capendo che la vittoria bisogna cercarla, non cade dal cielo.
Quando cambieremo questa nostra mentalità, che deve partire soprattutto da noi spettatori, allora sì che avremo fatto il primo passo verso un calcio migliore.