DOPO L’INCUBO, IL RISVEGLIO – Che le squadre di Allegri siano dei diesel, si sa. Ma che il Milan quasi toccasse con mano la zona retrocessione tra ottobre e novembre, non era stato messo in preventivo neanche dal più pessimista dei tifosi rossoneri. Va detto che l’aria in casa milanista era un po’ pesante sin d’agosto: le partenze di Ibrahimović e di Thiago Silva, emigrati in terra francese, unite a quella di Cassano approdato dai cugini interisti, non erano piaciute al grande pubblico. E “pronti, partenza, via” si è consumato il disastro iniziale, con il tecnico livornese che ha cambiato linea difensiva in ogni gara, che ha dovuto sistemare le pedine del centrocampo un po’ come capitava, e che si è reso conto immediatamente che il nuovo acquisto Pazzini faticava parecchio a entrare nei meccanismi tattici. Un corpo estraneo fino a dicembre. Non si poteva dipendere solo da uno scatenato El Sharaawy. Poi il miracolo: il 4-3-3 comincia a fungere, arriva Balotelli a gennaio, Pazzini decide che si può essere indispensabili anche come riserva, Montolivo e il Faraone trascinano letteralmente la squadra, la coppia centrale Mexes-Zapata sancisce un feeling inaspettato. Tra gennaio e maggio il Milan si rende protagonista di una rimonta pazzesca, perdendo una sola gara – con la Juventus – e riuscendo a centrare l’obiettivo stagionale: i play off dell’Europa che conta. Una nuova linfa ha attraversato tutta la compagine rossonera, e si è arrivati così alla fine di una stagione per certi versi incredibile. Ma con un futuro ancora tutto da decidere, in “zona” panchina soprattutto.
LA PARTITA PIU’ BELLA – Napoli-Milan 2-2
Nella bolgia del San Paolo, il 17 novembre scorso, il Milan arriva con tantissimi problemi di organico e classifica. Ma riesce comunque a dar vita alla migliore prestazione stagionale in campionato. Sotto di due gol per via di due erroracci di Abbiati – prima Inler e poi Insigne beffano l’estremo difensore rossonero – gli uomini di Allegri non ci stanno a perdere. E continuano a macinare gioco, diventando padroni assoluti del campo nella ripresa. E gli effetti si vedono: El Shaarawy, che aveva accorciato le distanze con un pregevole destro di prima innescato da De Sciglio, fissa il punteggio sul 2-2 grazie a una accelerazione sontuosa su filtrante di Robinho. Un pareggio che va stretto ai milanesi, ma che rappresenta il primo flebile segnale di ripresa totale.
IL MIGLIOR GIOCATORE – Stephan Kareem El Shaarawy
Senza nulla togliere a Montolivo, vero “motore” del centrocampo rossonero, e a Balotelli, il cui impatto sulla squadra è stato a dir poco devastante. Ma non si può prescindere da Stephan, trascinatore di questo Milan incerottato e confuso. Classe 1992, testa sulle spalle, grandissima intelligenza tattica e cecchino preciso, ha messo paura anche a Cavani nella classifica marcatori per tutto il girone d’andata. Sedici gol. Fatti da attaccante sì, ma mentre svolgeva anche il gravoso compito di terzino: rientrava, difendeva, pressava, ripartiva, segnava. Un calo fisiologico lo ha portato a defilarsi in fase realizzativa per tutta la seconda parte della stagione. I grandi demagoghi hanno parlato di dualismo con SuperMario. La logica invece vuole che sia stata naturale una perdita di lucidità per uno a cui mancava solo giocare in porta per diventare uno stakanovista eccelso. Tuttofare. E un grazie da parte dei milanisti non sarà mai abbastanza.
IL FLOP – Kevin Prince Boateng
Dov’è finito il guerriero tutta grinta e coraggio? Dov’è finito quel giovane centrocampista tutta personalità e tecnica? A Milano lo cercano da un anno quel ragazzo che con un solo sguardo incuteva timore nell’avversario. Va detto che le sue attenuanti le ha eccome: Boateng è uno di quei dilemmi calcistici che non è facile chiarire. Che ruolo ha? Mezzala, trequartista, mediano? Non ha sbagliato tutto, ma ha fatto bene troppo poco rispetto alle sue possibilità, tanto che le sue miglior prestazioni stagionali si ricordano tutte. Era sulla strada giusta per diventare l’ennesimo beniamino delle tifoseria rossonera, ma con questa annata, con questo suo atteggiamento che a volte pare menefreghista, rischia di rovinare tutto. Voci di mercato lo danno in partenza verso il Monaco d’oltralpe. Con più passione e impegno, potrebbe tornare invece a essere il “Boa” che ha conquistato la Milano rossonera. Parola d’ordine: crederci.
IL GOL PIU’ BELLO – Giampaolo Pazzini in Genoa-Milan 0-2
Ha un gran carattere Giampaolo Pazzini. Partito malissimo, ha preso sicurezza nei suoi mezzi col tempo, fino a diventare prezioso per il Milan. Prezioso come questo gol contro il Genoa: era l’8 marzo, e quando le cose si pensava stessero per mettersi male, ecco che l’attaccante rossonero tira fuori dal cilindro un siluro di destro che sbatte sulla traversa e s’insacca senza discussioni. Un grande gol per un combattente vero, rimasto in campo con una caviglia messa molto male, per via di un “regalo” di un falloso (eufemismo) Portanova. Terzo posto consolidato da lui e dal raddoppio di Balotelli.
Le puntate precedenti:
Atalanta, Bologna, Cagliari, Catania, ChievoVerona, Fiorentina, Genoa, Inter, Juventus, Lazio