SALVARSI ATTRAVERSO LACRIME E SANGUE – Quest’anno è stato un giro di calendario quasi tragico per il Genoa di Preziosi: quello che fino a qualche anno fa era uno dei “giocattoli” migliori dell’intera Serie A ha finito col rompersi gradualmente, arrivando fino a un passo dalla retrocessione tanto in questa stagione quanto in quella passata. Dopo il quinto posto del maggio 2009 era lecito sperare, per la tifoseria rossoblù, in un crescendo che invece è stato un calo a picco totale. Passando rapidamente oltre i pur onestissimi nono e decimo posto dei due anni seguenti, infatti, arriviamo al 17esimo dello scorso anno, ultimo disponibile per la salvezza, ottenuto matematicamente praticamente solo all’ultima giornata e comunque principalmente grazie al Lecce, a una sola lunghezza di distanza con quattro partite ancora da giocare ma incapace di ottenere più di un punto proprio nelle ultime quattro gare (contro i sei del Grifone). Quest’anno la musica è stata appena diversa, con la salvezza agguantata per i capelli lo scorso 12 maggio grazie al gol dell’ex Luca Toni che ha affossato il Palermo a Firenze mentre a Marassi il Vecchio Balordo consumava un osceno 0-0 contro l’Inter più derelitta degli ultimi quindici anni: il resto è cronaca e narra di un nuovo 17esimo posto, ancora una volta appena sopra la linea di galleggiamento. 80 punti in due anni sono un bottino fin troppo magro per una formazione (una volta) ambiziosa come il Genoa. Oltre a encomiare soprattutto mister Ballardini per una permanenza in Serie A che a tratti pareva quasi fantascientifica, l’imputato che deve rendere conto dei disastri del Grifone negli ultimi anni non può che essere Preziosi, il quale ogni stagione prende, disfa e riassembla la squadra come se fosse uno dei giocattoli che hanno fatto le fortune della sua azienda ma, ormai, questo approccio mercantile non funziona più. Se il presidente genoano non muta al più presto strategia rischia seriamente di ritrovare la sua creatura in Serie B nel giro di poco.
LA PARTITA PIU’ BELLA – Genoa-Lazio 3-2
La prima sfida casalinga di Ballardini al ritorno sulla panchina del Genoa ha regalato emozioni enormi al pubblico rossoblù. La squadra veniva dall’ottimo pareggio dello Juventus Stadium e il lavoro minuzioso dell’allenatore ha portato i suoi frutti già nei primi 45’ della sfida, che hanno visto un Grifone inarrestabile annichilire una Lazio mai scesa in campo e rientrare negli spogliatoi in vantaggio di due reti (a firma di Borriello e Bertolacci, autore in particolare di una sassata mancina veramente pregevole). Nella ripresa, però, arriva quel che non si aspetta: una zampata dell’ex di turno Floccari accorcia le distanze e un rigore di Mauri a 10’ dalla fine riporta il risultato in parità dopo che il Genoa aveva avuto almeno tre limpide palle gol non solo per chiudere il match ma anche per dilagare. Finita qui? Macché. Marco Rigoni, decisamente uno dei migliori rinforzi del mercato invernale non solo per i suoi ma in senso assoluto, appare all’improvviso in area piccola sugli sviluppi di una rimessa laterale e punisce di testa Marchetti: sugli spalti parte una baraonda indiavolata del popolo genoano, troppo felice per aver raggiunto tre punti sacrosanti ma che sembravano gettati alle ortiche nemmeno un quarto d’ora prima.
IL MIGLIOR GIOCATORE – Marco Borriello
I FLOP – Ciro Immobile & Mario Sampirisi
L’annata genoana è stata talmente sofferta e difficile che un solo flop non poteva bastare, dato l’enorme numero di candidati. S’è scelto di insignire del poco prestigioso titolo due calciatori in particolare, anche se per motivi estremamente diversi.
Discorso completamente diverso, invece, per Ciro Immobile: il giovane attaccante aveva iniziato benissimo bagnando l’esordio in Serie A con una rete al Cagliari ma a quella ne sono seguite solo altre quattro, pur mettendo insieme 33 presenze. Complice anche un rapporto coi tifosi a dir poco complicato, il numero 17 non è riuscito a colpire positivamente né pubblico né critica, nonostante la super stagione 2011/2012 al Pescara avesse creato enormi aspettative su di lui, probabilmente esagerate (anche se 28 gol in Serie B sono un biglietto da visita esaltante, per un giovane). Morale finale? Immobile ha decisamente bisogno una squadra che giochi per lui, improntata sulle sue caratteristiche un po’ com’era il Pescara di Zeman: il rapporto con lo sconclusionato Genoa di quest’anno è stato invece molto travagliato. Aspettiamo il biondo centravanti scuola Juventus l’anno prossimo, alla prova del nove (in tutti i sensi), anche perché l’attaccante non è nemmeno più un baby (è coetaneo di Balotelli).
Menzione speciale per la meteora Anselmo: la sua orribile fascetta per capelli ostentata a san Siro contro l’Inter ha segnato un evitabilissimo amarcord anni ’80 di cui avremmo volentieri fatto a meno (per la cronaca: il brasiliano giocò così male che pur subentrando nel secondo tempo venne a sua volta sostituito).
IL GOL PIÙ BELLO – Francelino Matuzalém in Genoa-Sampdoria 1-1
Borriello ha regalato ben 12 reti quest’anno così come Bertolacci ne ha siglate alcune di fattura davvero pregevole ma noi abbiamo preferito scegliere l’unica perla di Matuzalém con la casacca rossoblù. Gol certamente casuale, diciamoci la verità (ciò che veniva definito “gollonzo” qualche anno fa) ma la traiettoria disegnata dal pallone ha effettivamente un che di magico, “segnato dal Destino”, quasi. Ovviamente anche il peso specifico della marcatura ha un’importanza capitale: il gol del pareggio in un derby tiratissimo come quello della Lanterna, che stava per essere portato a casa per la seconda volta in stagione dalla Sampdoria con una salvezza ancora molto in discussione non ha prezzo per un tifoso del Vecchio Balordo. Tanto di cappello dunque al brasiliano ex Lazio e rigustiamoci questa sua perla:
LE PUNTATE PRECEDENTI
Atalanta, Bologna, Cagliari, Catania, ChievoVerona, Fiorentina