Gioisce Tolone, gioisce Wilkinson, piange Clermont. Ecco il verdetto della finalissima della Heineken Cup 2012-2013, che si è conclusa nello splendido teatro dell’Aviva Stadium di Dublino, in un pomeriggio di grande rugby union. Riepiloghiamo l’esito di questa finale, oltre che di quella della Challenge Cup, la seconda coppa continentale in termini di prestigio.
Parla francese l’Europa. Non è una novità, almeno a livello di club: lo strapotere del Top 14, che mette in gioco questioni attuali come le polemiche relative al salary cup, si conferma in questa stagione, con le due interpreti finali tutte dall’accento transalpino: se gli investimenti fatti da Tolone un po’ facevano presagire la grande meta, certo Clermont ha sorpreso qualcuno arrivano fino in fondo. Vero che fra Parra, Rougerie, Bonnaire e compagnia cantante Clermont ha un organico di prim’ordine, ma il Rugby Club Toulonnais ha qualcosa in più: 15-16 il finale thrilling.
In cronaca, dal vivo o in televisione gli appassionati avranno testimoniato un match a due facce, con molta tattica e pochi punti nel primo tempo. 3-3 il parziale al riposo lungo, Parra e Wilkinson unici a mettere il proprio nome a referto, direttamente col piede. Una sfida nella sfida, fra due rugbisti emblema e simbolo dei rispettivi movimenti nazionali, pur nella netta differenza di età: la carriera dell’uomo di Metz è nella fase forse più viva, l’ex nazionale inglese sta regalando gli ultimi lampi di classe di uno dei migliori percorsi nella storia del codice.
Cosa conta, in questi casi? Commettere pochi errori, limitare penalità e punizioni, giocare di rottura. Perché Parra e Wilkinson da un momento all’altro hanno il piedino fatato, perché poi diventa un rugby volto alla conquista del territorio, perché quando arriva la meta di Nalaga al 41′ tutti pensano al climax della gara. Tolone è infatti intontito, pare soccombere o comunque manca di vento in poppa: James marca nuovamente, trafiggendo la difesa avversaria come la lama sul burro. L’esercito del presidente Boudjellal però sopravvive, si aggrappa ai suoi totem, la riprende in mano: il tabellino è tutto inglese, con Delon Armitage e il solito Wilkinson a segno, fino al 15-16 finale.
Un’apoteosi, un sogno che si realizza, un urlo e un pianto di liberazione per i vincenti, per questo Rugby Club Toulonnais mai campione d’Europa nonostante gli investimenti fatti, la voglia profusa, il sogno coltivato. Cade Clermont, ad ogni modo protagonista di un’annata indimenticabile, colorata dagli autoritari exploit su Montpellier e Saracens a Clermont-Ferrand e a Londra, in un viaggio attraverso la manica che paradossalmente ricorda i vari pretoriani inglesi ora campioni continentali: spot enorme per il rugby, anche in una finale poco divertente come questa in termini di spettacolo.
Nell’altra competizione internazionale per squadre di club, vince come da pronostico Leinster, che come il Chelsea nel calcio passa dalla coppa principale a quella di “consolazione”. Siamo sicuri che, così come a Torres, Lampard e Cech, a Sexton, Healy e soci festeggiare non è proprio dispiaciuto, in barba agli snobismi relativi alla seconda coppa e alla caduta dei campioni. Stade Français battuto 34-13 alla RDS Arena di Dublino, arrivederci all’anno prossimo.