Dramma lusitano
Dalle stelle alle stalle. In soli due minuti è cambiato tutto: l’inerzia della partita era a favore dei portoghesi, ma è bastato un colpo di testa (e non solo…) a far girare la partita. Un dramma consumatosi in quel di Amsterdam, in una cornice di pubblico fantastica che non ha nulla da invidiare alla sorella più grande, la Champions League.
Il calcio regala grandi emozioni, e ieri sera è arrivata una grande conferma, perché di partite così avvincenti e tirate non se ne vedevano da un pezzo, almeno a questi livelli. Emozioni che sicuramente avranno allietato la serata (e probabilmente anche la nottata) dei tifosi inglesi, giunti numerosi in Olanda per sostenere una squadra che soltanto qualche mese fa sembrava sull’orlo del precipizio.
Poi è arrivato il colpo di reni, quello che solo le grandi squadre sono in grado di compiere, rialzandosi e ricostruendo improvvisamente il nuovo progetto sulle stesse fondamenta di quello precedente: da questo punto di vista, le italiane hanno molto da imparare.
Potrei stare qui per ore a parlare dei risvolti tattici della partita: il Benfica che domina le fasce, le difficoltà difensive strutturali del Chelsea che hanno permesso ai portoghesi di apparecchiare tavola direttamente nell’area di rigore avversaria, almeno per i primi quindici minuti. La verità è che tutto questo è stato cancellato dalla singola giocata del Campione, quello con l’iniziale maiuscola: non necessariamente quello con più talento, anzi sicuramente uno dei più “gregari” tra i giocatori a disposizione nella lunga rosa di Benitez. Perché questa storia dimostra ancora una volta che Campioni lo si può essere anche grazie al carattere, alla costanza e all’impegno quotidiano. Il talento, da solo, non serve a nulla.
Tornando a ieri sera, dopo il colpo di testa del serbo non è stato soltanto il punteggio a cambiare, ma anche il sorriso sui volti dei tifosi portoghesi che hanno assaltato l’Amsterdam Arena. Statisticamente prima o poi ti deve andare bene, quindi bisogna esserci per festeggiare un trofeo, o meglio un titulo. La sfortuna – e non solo – ti ha tolto uno scudetto praticamente già vinto? Fa nulla, fra pochi giorni c’è una possibilità di rimediare, anzi la possibilità. Non sarà più quella degli anni ’90, ma la vecchia Coppa Uefa ha sempre il suo fascino inestimabile.
La partenza è di quelle folli: pressing alto, ritmo altissimo e il gol sembra poter arrivare da un momento all’altro. Il gol in effetti arriva, più tardi, ma a segnare sono quelli con l’altra maglia: nello specifico Torres, uno criticato praticamente da chiunque abbia a disposizione una penna o un computer. Un giocatore che, al momento, è contemporaneamente campione del Mondo e d’Europa con la Spagna, oltre che detentore della Champions League e dell’Europa League. Non proprio la maglia nera del Giro, come l’avrebbero definito una volta.
Il sogno sembra svanire lentamente, perché uno spagnolo dal cuore d’acciaio ti ha ributtato all’inferno: serve una mano, precisamente quella di Azpilicueta, per risorgere e tornare più forti di prima. Ma non basta neanche questo, perché a volte il destino è semplicemente più forte di te, e tutte le gioie di una stagione gloriosa vengono cancellate da due partite maledette.
I tifosi in lacrime, anche quelli rappresentano il calcio. Il calcio vero è questo, fatto di gioie o delusioni, non quello degli sceicchi miliardari che, pensando di giocare a Monopoli, si deliziano nella specialità di casa: il pigliatutto. Il cuore dei calciatori e dei tifosi, però, non è in vendita, perché gli applausi dei tifosi portoghesi nei confronti dei propri calciatori è stato commovente.
Commovente quasi come un gol vittoria al 93′ in una finale di Europa League. Quasi.