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Quando manca lo spirito del calcio

Ogni anno la stessa storia.
Arriviamo a fine stagione e la percentuale di partite noiose della nostra Serie A si alza vertiginosamente.

Vuoi per stanchezza dopo una stagione lunga e logorante, vuoi per la mancanza di obiettivi o vuoi, al contrario, perché la posta in palio è troppo grande, il risultato che se ne ha è un bel numero di partite giocate sotto ritmo, quasi a non volersi far male (sia fisicamente che in classifica).

Non stiamo dicendo che ci siano squadre che si mettono d’accordo tra di loro, sia chiaro. Più semplicemente che sta diventando una brutta usanza italiana quella di giocare le ultime di campionato come se fossero le amichevoli del giovedì contro la Primavera.

La riconquista del tifo e della gente sugli spalti — sempre più vuoti — passa anche e soprattutto da qui. Non basta dire che la qualità del gioco delle partite deve migliorare, bisogna anche volerle giocare, queste partite.
Cari giocatori, bisogna metterci voglia e un po’ di sana cattiveria agonistica in più, non fosse altro che fate un lavoro in cui GIOCATE a pallone e non siete obbligati dietro una scrivania o peggio ancora in una fabbrica a spaccarvi la schiena.
Le vostre espressioni prima delle ultime gare di campionato sembrano quelle di soldati obbligati ad andare in guerra. Ovvio che, con uno spirito d’animo del genere, lo spettacolo offerto non sia altro che un far passare il tempo in attesa del fischio finale, che non fa altro che disamorare i tifosi allo stadio e a casa.

In una domenica del genere, passata dalla sfida a distanza per la salvezza in Genoa-Inter e Fiorentina-Palermo, passata poi per Chievo-Torino e conclusasi con Milan-Roma, ti capita di sperare che “i satelliti si siano rotti e che la giornata di Serie A non sia vista oltre Chiasso”, come ho letto su qualche social network.

Più seriamente, che calcio stiamo esportando? A che gioco giochiamo?
A quello del “meglio un punto giocando male che zero facendo la partita della vita”?

Va bene, continuate pure. Ma stiamo andando esattamente nella direzione opposta a quella segnata dallo spirito del gioco, lo spirito del calcio.