Centottanta minuti di speranze e ambizioni
Poche parole, giusto qualche riflessione su questa Serie A che sta per chiudere i battenti. Non starò qui a fare bilanci e controbilanci, sia chiaro: il mio intento, stavolta, è esprimere giusto semplici opinioni, mere sensazioni. Che partono dal nord, anzi, dal nord-est: Udine. Squadra, l’Udinese che anche quest’anno sta stupendo, nonostante abbia ceduto, l’estate scorsa, tasselli preziosi del suo mosaico (Isla, Asamoah, Handanovic). Qualora i ragazzi di Guidolin dovessero vincere le due partite che restano, volerebbero a quota 66, eguagliando il punteggio della scorsa stagione. E poi, Di Natale… c’è ancora da parlarne?
Scendendo un po’, e sorvolando sulle solite Inter (mamma mia), Milan, e Juve, andiamo verso Firenze. Ottima squadra la Fiorentina, grande allenatore. Il discorso Champions è quasi sfumato, ma ciò non toglie che il campionato viola sia stato ugualmente eccezionale. Poi, più in giù, Lazio e Roma: appaiate, in corsa per l’Europa League, chiamate a scontrarsi in finale di Coppa Italia. Sicuramente sarà spettacolo. Speriamo però non siano anche botte sugli spalti, e fuori dallo stadio.
Ancora più giù, è Sicilia: Palermo. Peccato, davvero, per l’angusta situazione: a due giornate dalla fine, i quattro punti dal Genoa, terzultimo, vogliono dire un piede e mezzo in Serie B. Spiace, inoltre, per Siena e Pescara, sfortunate, sì, ma anche – evidentemente – inferiori. Tutto il resto? Un contorno utile a colorare la nostra Serie A: Toro e Genoa a caccia della vittoria-salvezza, Cagliari, Atalanta, Chievo e Sampdoria già salve, Parma e Catania brave a disputare il loro onorevolissimo campionato. A due giornate dalla fine, ancora tanta grinta c’è da riversare sul terreno di gioco, vero, ma forse solo poche – concrete – variazioni possibili. Perché alla fine gran parte dei giochi son fatti. Colpi di scena? Possibili, certo, in zona Europa e soprattutto in chiave salvezza. Anche se in quest’ultimo caso si tratterebbe, forse, di miracoli.