Bentrovati al quindicesimo appuntamento con la nostra rubrica, oggi ci allontaniamo dalla regione della puntata precedente per arrivare nella Comunità Autonoma di Castilla e León, parlando nello specifico del Real Valladolid CF S.A.D.
Il club venne fondato nel 1928 dopo la fusione tra Real Unión Deportiva e il Club Deportivo Español. Il Real Valladolid è conosciuto in Spagna con il soprannome di “Pucela” o “Pucelanos” per uno strano accostamento a Giovanna d’Arco. Si narra infatti la legenda (non esistono documenti che attestino la presenza di questi uomini alla Guerra dei cent’anni) che alcuni soldati della città lottarono al fianco della “Pucelle* d’Orleans” (*Donzella, Pulsella in francese) contro gli inglesi. Al ritorno in patria gli uomini raccontarono tutto quello che successe in quelle battaglie epiche e da quel momento il termine “Pucela“, che era usato nel castigliano di quei tempi, fu affibbiato agli abitanti –Pucelanos– di Valladolid. Un altro dato storico da citare riguardante la città è sicuramente la morte di Cristoforo Colombo nel 1506 proprio a Valladolid.
I bianco-viola hanno disputato 40 stagioni in serie maggiore alternate da 31 campionati in seconda divisione e 9 in terza. Dal 1982 il Valladolid gioca le sue partite casalinghe allo stadio municipale José Zorrilla. La squadra “blanquivioletas” non ha mai vinto grandi cose, tantomeno la Liga spagnola. Nella sua bacheca può contare come unico trofeo di rilevanza una Coppa di Liga nella stagione 1983/84, una seconda coppa Nazionale istituita dal 1983 al 1986.
Nell’ultimo ventennio ricordiamo un EuroPucela di metà anni novanta, grazie all’ottimo piazzamento in campionato nel 1997. Il Valladolid fu eliminato nella stagione seguente in Coppa UEFA dallo Spartak Mosca ai sedicesimi di finale (la famosa Coppa UEFA con la Finale storica Lazio-Inter a Parigi). Alcuni protagonisti di quelle belle stagioni furono lo iugoslavo Peternac, il portiere canterano Cesar, Víctor Fernández detto “el Chingu“, l’equatoguineano, nato in Spagna, Banjamin Zarandona e molti altri.
Le ultime stagioni, però, parlano diversamente. Il Valladolid è incappato in un decennio da “equipo ascensor” e i molti cambi di gestione societaria hanno frantumato il sogno Pucelano di competere ai massimi livelli calcistici. Nonostante le varie stagioni in Segunda Division, la città si è sempre stretta intorno ai propri beniamini conquistando lo scorso anno la nuova promozione in Primera con una festa che durò più di una settimana.
In questa stagione il Real Valladolid ha raggiunto quasi la salvezza matematica e con un calcio molto pragmatico ha messo in difficoltà parecchie corazzate milionarie. La cantera ovviamente ha giocato un ruolo fondamentale in questi anni e le soddisfazioni non sono certo mancate. Il tecnico serbo Miroslav Djukic ha saputo gestire in maniera egregia la rosa a disposizione, risaltando le qualità dei suoi uomini, specialmente dei più giovani. Alcuni esempi sono il capitano Javier Baraja (1980) difensore tuttofare, fratello di Rubén Baraja ex calciatore di Valladolid, Atlético e Valencia; Manuel Coronado (1993) detto “Lolo“, mediano ruba-palloni con elevato senso della posizione; Jesús Rueda (1987) centrale difensivo protagonista della promozione dello scorso anno; Rubén Peña (1991) esterno destro velocissimo che fece il suo debutto tra i grandi lo scorso anno; Sergio Escudero (1989) laterale sinistro cresciuto tantissimo in questa stagione.
Curiosità di cantera: dallo scorso anno nel Valladolid B sta giocando Andrea Mancini (1996) figlio di Roberto Mancini. Si proprio il nostro “Mancio” allenatore ora del Manchester City.
Tra devozione e attaccamento per i propri colori crescono i futuri campioni dell'”Albivioletas”. La cultura popolare di questa regione, come in tutta Spagna d’altronde, si fonde alla perfezione nella cultura calcistica, alimentando l’orgoglio che contraddistingue queste terre che, lasciatemelo dire, affascinano ancora gli ultimi romantici del calcio… come me.