MondoPallone Racconta… Ferruccio Mazzola, un cognome che pesa

 

 

 

 

Nella giornata di martedì è scomparso Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro e figlio di Valentino: due leggende del calcio italiano. Discreto giocatore in gioventù: si ritiene che non ebbe la giusta considerazione proprio per via della popolarità dei suoi familiari.

Ferruccio Mazzola nasce a Torino il 1° febbraio 1945. Lui ed il fratello Sandro erano figli del grande Valentino Mazzola, capitano del Grande Torino deceduto tragicamente a Superga nel 1949, e di Emilia Ranaldi. All’epoca della tragedia, i bimbi avevano rispettivamente 4 e 6 anni. Per la naturale simpatia suscitata dal destino dei due piccoli Mazzola, “Sandrino” e Ferruccio non vennero dimenticati e presi sotto l’ala protettrice dall’ambiente del calcio italiano.

I fratellini Mazzola in una rivista dell’epoca

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra gli ex colleghi del papà, furono particolarmente vicini ai “mazzolini” le leggende dell’Inter Benito Lorenzi e Giuseppe Meazza.

Meazza tra i giovani Ferruccio e Sandro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Papà Valentino divorziò dalla moglie (tramite un tribunale rumeno, dato che in Italia il divorzio non era consentito) e contese alla stessa l’affidamento dei figli: finchè Valentino fu in vita la coppia si accordò affinché Ferruccio rimanesse con la madre a Cassano d’Adda e Sandro a Torino con il padre, nel frattempo risposatosi in Austria con Giuseppina Cutrone. Le controversie matrimoniali di Mazzola senior ebbero degli strascichi anche dopo la sua morte: a farne le spese furono senza dubbio i bambini.

Sandro arrivò prima al grande calcio per questioni anagrafiche, indossando la maglia dell’Inter che non avrebbe mai abbandonato. Ferruccio seguì come il fratello la trafila giovanile in nerazzurro ma non riuscì ad esordire in Serie A. Venne mandato a fare esperienza prima al Marzotto e poi al Venezia, dove prima vinse il campionato e poi nella stagione 1966-67 fece finalmente il debutto in massima serie. Un ottimo torneo: 24 presenze e 7 reti giocando nel ruolo di mezzala. L’Inter lo riporta a casa per la stagione seguente, ma Herrera – nuovamente – non lo impiega mai. La sua unica apparizione in A con la maglia nerazzurra rimane datata 8 ottobre 1967, contro il Vicenza.

 

L’unica gara con l’Inter: i fratelli Mazzola sono gli ultimi due accosciati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A novembre rifà le valigie per andare al Lecco e poi alla Lazio. Con la squadra romana Ferruccio vive il periodo migliore della carriera, giocando con buona continuità dal 1968 al 1971.

Capitano della Lazio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nell’estate 1971 viene acquistato dalla Fiorentina, ma il suo torneo in viola si rivelerà un mezzo fiasco. Ritorna allora alla Lazio, ma in due campionati interi disputa la miseria di un solo incontro, nella prima stagione. Nella seconda, quella storica dello scudetto 1973-74, non metterà piede in campo diventando un campione d’Italia “a metà”. Ferruccio capisce che nel calcio d’alto livello non c’è più spazio per lui e scende in Serie C al Sant’Angelo Lodigiano. Chiude la carriera dopo una breve avventura negli States con i Connecticut Bicentennials nella NASL 1977.

Appese le scarpette al chiodo, iniziò la parabola di allenatore a Genzano nel Cynthia nel 1981. Ottiene per due volte la promozione dalla C2 alla C1 prima con il Siena e poi con il Venezia.

Ferruccio Mazzola allenatore

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo diversi anni di oblìo, il suo nome ritorna prepotentemente alla ribalta nel 2004, quando pubblicò il criticato libro dal titolo “Il terzo incomodo“. Nel volume Mazzola accusa pesantemente il mondo del calcio nei suoi anni di attività facendo chiari riferimenti al doping. Il racconto delle testimonianze dirette di Ferruccio (peraltro non suffragato da prove) solleva un polverone, soprattutto da parte dell’Inter che viene chiamata in causa, per via del presunto doping sistematico attuato da Helenio Herrera. Mazzola viene querelato per diffamazione dal club di Via Durini, ma vince la causa: perché, contrariamente a quanto sostenuto dall’Inter, il libro non contiene – secondo il giudice – accuse a carattere diffamatorio. L’opera scritta da Ferruccio rientra in un tentativo di far emergere la verità sulle tante morti sospette e premature di ex colleghi, di cui si è anche occupato il procuratore Guariniello. Ma, purtroppo l’unico effetto provocato da questo evento è stato il gelo tra i due fratelli. Sandro, infatti, si è totalmente dissociato dalle affermazioni di Ferruccio.

Affetto da una grave malattia, è deceduto a Roma il 7 maggio 2013.