Esclusiva Mp – Costantino Parisi: “Messi o Maradona? Il primo; ecco il mio giudizio su Lamela. In B porto un peruviano, segnatevelo”

È tempo di mercato e si tende un orecchio al mercato sudamericano. Esperto d’Argentina è l’agente Fifa Costantino Parisi che analizza, insieme a noi, il momento del mercato sudamericano e tutte le sue sfumature. 

Dottor Parisi, buongiorno. Lei attaccante di razza da “giovane”, dietro la scrivania, a caccia di talenti, da “meno giovane”. Ci racconta il suo passaggio di vita?
Non direi proprio dietro la scrivania, piuttosto sempre in giro per campi di calcio ma in cerca del nuovo talento. Avevo 35 anni e mi proposero di collaborare con il Ferentino, società in provincia di Frosinone che militava in serie D. In questa esperienza ho capito l’importanza della figura dell’agente e me ne sono propriamente innamorato. Dal 2011 sono diventato a tutti gli effetti agente fifa anche se, comunque, non è un mondo facile perché ci sono diverse difficoltà, sia ambientali che economiche.

Il suo piatto forte, ovvero quello ove lei al momento opera, è l’Argentina. Proviamo, insieme, a fare un excursus in questa terra lontana “fisicamente” ma vicina allo stivale italiano.
Non sono un esperto perché non vivo quello terra, non conosco le loro abitudini, le loro priorità e, al momento, in Argentina non ci sono mai stato fisicamente. Mi documento, leggo articoli, consulto statistiche. Non sottovaluto i campionati peruviani, uruguayani o colombiani e cileni. In Argentina, comunque, ho contatti che mi sottopongono quotidianamente nuovi giocatori. Lavorare in Sudamerica, però, è quanto mai complicato oggi come oggi.

L’elezione del Papa argentino. Come è stato vissuto in patria, specie dai ragazzi che lei assiste?
L’elezione del Papa, per i ragazzi che conosco io, tutti cattolici convinti, è un dono per un Paese che ha vissuto momenti storici davvero neri e che ancora oggi vive una condizione non certo felice. Chiaramente sono fieri di essere rappresentati nella figura più importante.

A proposito di Papa: il 14 agosto Italia-Argentina come amichevole. Che partita si aspetta?
Di sicuro non sarà un amichevole perché quando si incontrato queste realtà, ma anche Brasile, Germania, Spagna, non può parlarsi di “amichevole”. Sarà una partita dagli alti contenuti tecnici, imperdibile.

Sarà la volta buona per vedere Erik Lamela con la maglia albiceleste?
Lamela lo considero tra i più puri talenti mondiali e il prossimo futuro lo consacrerà, indiscutibilmente, come un protagonista delle prossime competizioni internazionali e, dunque, della Nazionale argentina. L’augurio è di vederlo già contro l’Italia.

“Tifando” Argentina non può che essere sostenitore di Messi. Molti criticano il suo atteggiamento, atto quasi a voler rinunciare a giocare in partite compromesse, come martedì col Bayern Monaco. Lei cosa ne pensa?
Credo che non sia stata una sua scelta e comunque è stato il protagonista indiscusso di tutte le vittorie del Barcellona. Ciò, inoltre, evidenzia la  consapevolezza del fatto che senza di lui il Barcellona perda il 50% della sua forza, motivo per cui è stato rischiato anche in condizioni precarie.

Messi o Maradona?
Ho avuto la fortuna di veder giocare sia Maradona che Messi. Non mi piace fare paragoni tra calciatori appartenenti a epoche diverse perché diverse sono le metodologie d’allenamento applicate, diverse di le capacità fisiche degli atleti. Parliamo di extraterrestri, un’altra categoria a dispetto dei “campioni”. Se dovessi scegliere, punterei su Messi, come sceglierei sempre Alex Del Piero anziché Totti o Roberto Baggio. La grandezza degli uomini la fa storia e la storia la fanno le vittorie. Ultimamente Antonio Conte ha riportato una frase che condivido: “Chi vince scrive la storia, gli altri… la leggono.”

Il calcio sudamericano da quello europeo. Cosa lo differenzia, pregi e difetti di uno e dell’altro.
Bisogna partire dalla diversificazione all’interno del calcio sudamericano poiché, per esempio, in Brasile si basa solo al lato tecnico e non quello del “mercato”. In Argentina è curato quasi ogni aspetto, non fosse altro che la maggior parte dei calciatori è di origine europea e in particolare italiana. La differenza è che il paese non versa mai in una florida situazione economica (quasi tutte le società calcistiche) e si punta molto, fin da subito, sui giovani. Si investe nel settore giovanile che, appena possibile, vengono catapultati in Prima Squadra. Basti pensare che ogni formazione argentina annovera, tra le propria fila, più di 4,5 titolari nati tra il ’92 e il ’94. Negli altri paesi sono meno sviluppati ma, certamente, non dal punto di vista dei campioncini, anzi.

Mentre le differenze dal punto di vista del “calciomercato”?
Dal punto di vista del calciomercato, a parte il Brasile che economicamente è una Nazione solida ma che ha talmente tanti talenti da non avere la necessità di attingere in altri Paesi, anche se ultimamente sempre più spesso, proprio per ragioni economiche, arrivano per lo più calciatori da altri Paesi sudamericani tranne qualche rara eccezione (vedi Seedorf) per gli altri la pessima condizione economica nazionale impedisce, a prescindere,  di attingere altrove e anzi sono generosi serbatoi per i mercati europei così come del resto anche il Brasile. Ormai la politica di questi Paesi è proprio quella di reperire le risorse economiche, che permettono loro di sopravvivere, dalla vendita dei propri talenti nei mercati dei Paesi più sviluppati.

Tra qualche mese (anzi, a dir la verità per voi del settore è già bello che iniziato)  si darà vita al calciomercato. Quale suo assistito cercherà di piazzare in Italia?
Dal punto di vista personale è l’anno decisivo perché posso mettere in luce i rapporti che ho consolidato coi paesi Sudamericani. Ho sul mio taccuino una decina di nomi riguardanti talenti pronti per l’Europa. Non mi entusiasma fare nomi, ho avviato tre, quattro trattative con un paio di società di serie A e B che sono a buon punto. Nella massima serie sto piazzando un terzino/centrale sinistro ’93 che gioca in Uruguay. In B, invece, sto portando un attaccante ’91 in forza a una squadra che, quasi sicuramente, farà i play off: arriva dal Perù.

Per esempio, qualche mese fa si fece il nome di Walter Kannemann.
Ho trattato Walter Kannemann in Italia ma l’affare non si è concretizzato per il problema del passaporto: il ragazzo non era comunitario e ciò ha impedito che la trattativa si concretizzasse. Avrei dovuto portare anche Fabricio Fontanini, difensore dell’Atlético Rafaela, non arrivato in Italia per un pelo. Ma ci riproviamo.

Abbiamo la sfera magica e diamo uno sguardo ai prossimi Mondiali. Dovesse fare un pronostico sulle formazioni sudamericane meno in auge (Colombia, Bolivia, Paraguay, Uruguay) quale è la formazione più forte?
Non scopro nulla di nuovo dicendo che Colombia e Uruguay hanno compagini atte a far un ottimo campionato del Mondo.