Cose da pazzi, cose da stropicciarsi gli occhi.
Quando pensavamo di aver visto la massima espressione calcistica guardando il Bayern Monaco annientare il tiqui taca del Barcellona, ecco che il Borussia Dortmund mette in scena contro il Real Madrid il pezzo forte dello suo spettacolo che sta portando in tour ormai da tre stagioni: la bellezza del gioco nella perfezione tattica.
“Galacticos” madrileni mai così in difficoltà (forse solo nella sera della “manita” subita ad opera del Barça di Guardiola), pressati costantemente sulle due fonti di gioco Xabi Alonso e Modric, trafitti dai tagli di Reus, Goetze e Blaszczykowski e finiti dalla classe e dal senso del gol di Lewandowski.
Ma andiamo con ordine. Quello di ieri è solo l’ultimo atto messo in scena dalla compagnia teatral-calcistica di Jurgen Klopp, unico regista di questo spettacolo.
Dietro a uno scroscio incessante di applausi, dietro a una prestazione perfetta, c’è sempre una preparazione studiata nei minimi particolari.
L’ex allenatore del Mainz (portato prima in Bundes e poi alla storica qualificazione in UEFA) è attualmente il miglior allenatore del mondo? No, ma è quello che forse meglio ha capito il “segreto” del gioco del calcio.
E per spiegare meglio questa affermazione, non possiamo non citare uno stralcio dell’intervista fatta a Horst Wein, definito un “allenatore degli allenatori”, tedesco di nascita e “padre” dell’esplosione del calcio spagnolo degli ultimi anni:
“Il miglior allenatore del mondo? Senza alcun dubbio è il gioco del calcio stesso”.
Wein è un uomo votato all’innovazione continua, il cui credo parte dal presupposto che “quando si fa quello che si è sempre fatto, non si potrà mai raggiungere il livello successivo”.
(per leggere l’approfondimento -consigliato- su Horst Wein e la traduzione della sua intervista visitate questo blog amico -non necessariamente per la fede calcistica, ma per la qualità delle cose scritte- cliccando QUI)
E Jurgen Klopp da Stoccarda sembra aver compreso e assimilato il messaggio.
Il suo Borussia è una macchina perfetta, con meccanismi oliati che non si inceppano nemmeno cambiando i pezzi che la compongono.
Una squadra in cui il gioco è al tempo stesso causa ed effetto, punto di partenza e punto d’arrivo. Uno spettacolo in cui la rappresentazione viene prima dei suoi interpreti.
Nel Borussia sono i giocatori ad essere esaltati dal gioco e non viceversa: i vari Hummels, Gundogan, Goetze, Reus o Lewandowski sono semplicemente le pedine giuste nel posto giusto, attori che recitano perfettamente un copione scritto in maniera magnifica.
La dimostrazione sta nel fatto che più volte il Borussia ha cambiato gli interpreti negli ultimi tre anni, vendendo le punte di diamante della squadra e riuscendo, ogni volta, a sopperire alle cessioni facendo addirittura meglio del passato.
Dove un tempo c’era Barrios, ora c’è Lewandowski; dove prima sembrava insostituibile Sahin, ora domina Gundogan; dove prima brillava Kagawa, adesso acceca Reus.
Non sono i campioni, non è la loro bravura individuale. È Jurgen Klopp, è il suo studio, i suoi metodi di allenamento e la sua meticolosità tattica.
Perché, passando dalla teoria alla pratica su un campo verde, i gialloneri di Dortmund, pur non avendo i Cristiano Ronaldo o i Messi, sono la massima espressione di tecnica abbinata alla tattica.
Nel 4-2-3-1 di Klopp ogni singolo movimento di uno dei dieci giocatori (escludiamo il portiere) in campo è la conseguenza di un movimento precedente di un compagno e a sua volta ne determina un altro.
Dieci giocatori coordinati nella fase difensiva e nel pressing intenti a rubare palla il prima possibile per poi ripartire in sette o otto con ripartenze verticali fatte tutte con passaggi di prima. La cosa più bella nel vedere il Borussia sviluppare un’azione in velocità è notare come ogni qualvolta un giocatore riceva palla, abbia almeno tre opzioni diverse per passarla, risultando totalmente imprevedibile alla difesa avversaria.
E non si pensi che, come il Barcellona, gli uomini di Klopp siano capaci di giocare solo rasoterra: nel momento in cui i registi vengono marcati, Hummels&soci dalla difesa sono capaci di lanci precisissimi sulla testa di Lewandowski, maestro nelle sponde per gli inserimenti dei tre alle sue spalle, che partono in profondità ancora prima del lancio dei difensori, trovandosi in costante anticipo sugli avversari.
Schemi provati e riprovati, studiati a memoria e messi in pratica con una velocità e precisione fuori dal normale.
E qui arriviamo al capitolo finale: come è possibile tanta perfezione tecnica?
La risposta è una sola, ripetuta all’infinito: allenamento, allenamento e ancora allenamento.
Klopp è la dimostrazione che il talento si può allenare e può, di conseguenza, migliorare. Il tecnico tedesco è capace di far ripetere 60 o 70 volte ai suoi difensori un esercizio specifico che prevede in sequenza controllo-progressione-passaggio, finché non lo si esegue come se fosse la cosa più naturale del mondo. Automatismi che poi bisogna riproporre in gara senza indecisioni.
Ma la vera ciliegina sulla torta della preparazione del Dortmund è la “Footbonaut”, una vera e propria gabbia hi-tech concepita dal berlinese Christian Güttler per sviluppare la reattività e la velocità dei giocatori.
Costata circa un milione di euro, la Footbonaut è una stanza di 14 metri per 14 pavimentata in prato sintetico e con pareti fatte da 72 finestre da 1,4 metri per lato. Otto macchine robot lanciano il pallone al giocatore posizionato al centro della stanza, che ha pochi secondi per stoppare la sfera e spedirla in uno dei 72 settori, che di volta in volta si illuminano di verde per segnalare il bersaglio. Secondo l’inventore Güttler “bastano 15 minuti di Footbonaut per simulare gli stessi contatti-palla che il giocatore avrebbe in una intera settimana d’allenamento“. Ovviamente è possibile studiarne i risultati ottenuti e capire dove e come i giocatori possano migliorare.
Lo stesso Klopp sostiene che “è un ottimo sistema d’allenamento per sviluppare il controllo e la gestione della palla, aiuta la concentrazione e la velocità di reazione quando il giocatore è sotto pressione”.
Insomma, per concludere: a fronte di tale ingegno e perfezione, siamo così sicuri che senza Goetze e Lewandowski il giocattolo-Borussia si romperà?
Non con Jurgen Klopp: andare oltre alle cose già fatte, per raggiungere il livello successivo. L’essenza del gioco del calcio.