Home » La paura fa 90…il cuore 90 più recupero

A volte non bastano 90 minuti per mettere insieme un’azione pericolosa, lo scambio perfetto, il tiro balisticamente impeccabile, ci vuole qualche minuto in più. Cosi accade in queste domeniche di fine campionato, che alcuni incontri vivano il loro momento determinante quando in altri campi i ragazzi sono già alle strette di mano e ai saluti.

Vittorie del cuore che per 90 minuti è rimasto ostaggio della paura. Vittorie o pareggi che equivalgono a un successo, perché quando comincia il recupero ti senti un conto alla rovescia addosso. Una paura che sale e diventa angoscia nella testa, mentre l’adrenalina fa a botte con la stanchezza.

La palla passa, è fuorigioco, no è buono, è gol! Esultanze, proteste, incredulità e meraviglia. Questo abbiamo visto a Catania dopo il gol di Ilicic. Un gol che vale un punto, un punto che può valere un’annata. Un gol che porta speranza, convinzione, possibilità. Eravamo a terra, ora almeno siamo in ginocchio, questo avranno pensato i tifosi palermitani ieri dopo un gol che può essere tutto o niente, ma questo lo sapremo solo tra qualche domenica. Il Catania mastica amaro, dopo un ora e mezza di gioco era tutto fatto, era un derby vinto e si poteva ancora sognare l’Europa. Maledetto recupero.

Negli stessi minuti Napoli impazziva per una gemma del giovane Insigne. Al Minuto 90 la risata del Diavolo la si sentiva bene al San Paolo. A togliere il sorriso al Milan ci ha pensato un ragazzino, figlio della città, con un tiro fatto di coraggio e disperazione al terzo di recupero. Una rete che cambia tutto, simile al colpo di reni del ciclista in volata. Tre punti che in serata sono diventati 6 grazie al ko dei rossoneri a Torino.

Non c’è tecnica, tattica o schema, dopo 90 minuti resta solo il cuore che si ostina a crederci, a volere, quando testa e gambe forse hanno già mollato. Questo è il calcio che si ribella all’orologio, che vuole scrivere una storia diversa da quella dettata dal tempo. Questo è il cuore che va oltre la paura, il coraggio che prende a calci la rassegnazione. Nel calcio possono servire novanta minuti per morire e solo una manciata per risorgere.