Dici Juve-Milan e…

Dici Juve-Milan, e ti viene subito in mente la finale di Champions League del 2003. Dici Juve-Milan, e ricordi Shevchenko che prima guarda l’arbitro, poi fa cenno di “sì” – ho capito, posso battere – poi la mette alle spalle di Buffon. Dici Juve-Milan, e pensi a un partitone, uno di quelli che nei tempi recenti è spesso valso il tricolore.

D’altronde, due stagioni fa lo scudetto è stato rossonero; l’anno scorso juventino, quest’anno – a meno di catastrofi improvvise – lo sarà di nuovo. Dunque, solo e soltanto se non si badasse alla classifica sarebbe consentito affermare che “sì, di certo sarà una partita dalle mille emozioni”. Beh, non è escluso che lo sia; sicuramente non varrà, però, il premio più grande, è pressoché certo che non determinerà chi sarà la regina d’Italia 2012/2013, e questo è un vero peccato.

I quindici punti di distacco tra la prima – la Vecchia ma mai vecchia Signora – e la terza – il diavolo versione 2.0, quello post Balotelli,  il suo terribile forcone – sono tanti, troppi. Divario, questo, che è l’emblema di due filosofie di calcio differenti, di due stili fondamentalmente simili – caparbi, tenaci, combattivi – ma da un po’ di tempo a questa parte sempre un pizzico più diversi. Mi riferisco, ovviamente, alle differenze nelle gestioni societarie che tutt’oggi sussistono tra le due società, con la Juve bramosa di tornare ai fasti di un tempo e regina anche sul mercato, e il Milan – privato delle sue punte di diamante, a inizio stagione – costretto a rimediare, a rincorrere, per rimanere sempre insidioso, parzialmente competitivo.

Ok, va bene: troppo facile dare la colpa agli addii di Ibra e Thiago Silva, e troppo bello sperare in un loro ritorno (quello dello svedese, comunque, non sembra così lontano. Alla Juve però); impossibile però negare che con due fenomeni in più in squadra, i rossoneri avrebbero disputato un campionato decisamente diverso. E magari, una decina di punti in più, probabilmente li avrebbero avuti. Così, dai 15 di differenza, si sarebbe “scesi” a cinque, e allora sì che questa sfida sarebbe valsa qualcosa di più che onore e/o un ambizioso posto in Champions. Ok, va bene, ammetto anche che è troppo facile fare i conti a posteriori, e che nel calcio è impossibile prevedere il futuro o ipotizzare un finale diverso spostando questa o quella variabile; anche se una cosa, stavolta, la si può ipotizzare, anzi, dare per certa: con Balotelli in campo, domani sera, sarebbe tutt’altra partita. Il forcone aguzzo del diavolo non ci sarà per via dei fatti di Firenze: peccato. Perché, a conti fatti – e dunque provando a parlare “a posteriori” nonostante siamo soltanto alla vigilia del match – quel Balo lì, in mezzo al campo, avrebbe fatto senza dubbio divertire. Avrebbe, insomma, contribuito – tanto – a rendere questo Juve-Milan un po’ più vicino a quelli passionali, mozzafiato, dei… bei tempi andati.

Published by
Alex Milone