Nonostante sia una metodologia inventata diversi decenni fa, la moviola rappresenta in Italia ben più di una semplice parola da accostare allo sport, in particolare al calcio. Un termine largamente usato nel linguaggio comune, continuamente d’attualità perché parte integrante delle polemiche pallonare in tv. Oggi raccontiamo la storia della moviola.
La parola “moviola” identifica innanzitutto un dispositivo omonimo inventato nel 1924 dall’olandese Iwan Serrurier, che consente in parole spicciole di guardare in tempo reale le modifiche durante il video editing delle pellicole. Nel linguaggio comune, grazie sostanzialmente al calcio, è entrata per descrivere la rivisitazione delle immagini televisive. In un paese così dedito a passione, discussione e polemica come il nostro è stato quasi un accadimento naturale che diventasse una svolta epocale.
La prima volta della moviola nelle case degli italiani è datata 23 ottobre 1967: Carlo Sassi, giornalista RAI, durante La Domenica Sportiva ebbe l’intuizione di analizzare un gol fantasma di Rivera durante il derby di Milano. Il tiro del numero 10 milanista si stampò sulla traversa e rimbalzò sulla linea di porta. Secondo l’arbitro De Agostini fu gol. Ma lo stesso Sassi, discutendo con il collega Heron Vitaletti, trovò il modo per mostrare agli spettatori che la rete non era valida. Trovarono il fotogramma che mostrava chiaramente che la sfera non aveva in realtà varcato la linea e decisero di mandarlo in onda. Quello fu l’inizio di tutto.
La maniera di analizzare le dinamiche degli incontri cambiò radicalmente. L’occhio televisivo iniziò a svelare impietosamente arbitri disattenti, calciatori violenti e furbi. Queste categorie hanno certamente sempre visto la moviola come uno strumento scomodo da affrontare. Si può però affermare che abbia “costretto” i direttori di gara (e relativi assistenti) a perfezionare la preparazione tecnico/atletica, per seguire da posizione più vicina l’azione e ridurre le possibilità d’errore.
Ma si sa, l’errore è umano. Impossibile da eliminare, a maggior ragione se si paragonano i ritmi di gioco di oggi rispetto al passato. L’arbitro deve prendere la decisione corretta in pochi attimi. La storia del calcio degli ultimi decenni ci racconta innumerevoli episodi clamorosi di gol non validi, reti in fuorigioco, azioni viziate da scorrettezze. Solo per limitarci alla Serie A:
Nel 1975 il bolognese Savoldi segna all’Ascoli, ma un raccattapalle – il 16 enne Domenico Citeroni – appostato sul palo respinge impunemente il tiro.
Il celeberrimo gol di Turone annullato per fuorigioco alla Roma nel 1981.
Il “blocco” di Iuliano su Ronaldo in Juventus-Inter del 1998.
L’evidente rete di Muntari alla Juventus nello scorso campionato.
La prova televisiva è stata anche acquisita dal Giudice Sportivo in anni recenti quale strumento di valutazione supplementare, smascherando chi in campo era riuscito a farla franca. Simulatori, linguacciuti, picchiatori & Co. vengono quasi sempre stanati dalle numerose telecamere presenti al giorno d’oggi su tutti i campi. Le azioni possono essere viste e riviste da varie angolazioni praticamente in tempo reale, consentendo allo spettatore di valutare istantaneamente come un provetto moviolista. Ripensare al lavoro di Sassi e Vitaletti, che potevano disporre delle immagini di un’unica telecamera, fa quasi tenerezza…