Non ci sono scuse, alla fine è ancora l’Ajax la miglior squadra d’Olanda.
I Lancieri, con la vittoria decisiva di domenica sul PSV, sono adesso isolati in vetta a +5 dal Vitesse che insegue affannato la marcia della squadra di de Boer, con le vele spiegate verso il terzo scudetto consevutivo. Il titolo di Landskampioen è il meritato premio per il giovane allenatore e suoi, che hanno condotto un campionato di rimonta aggrappandosi alla prima posizione qualche giornata fa e, presumibilmente, non la molleranno per le prossime quattro partite (a meno di clamorosi cataclismi). Tutte le altre sono ancora una volta dietro e potranno solo guardare de Jong e compagni sollevare il trofeo all’AmsterdamArenA con tutti i tifosi della capitale in delirio assoluto per i canali della città.
E’ stata un’annata particolare, con tre chiare dominatrici nelle tre diverse parti della stagione: l’inizio è stato marchiato a fuoco dal Twente, ininterrottamente in testa tra la prima e l’undicesima giornata. Alla squadra di Enschede è poi subentrato il PSV di Eindhoven, stabilmente in vetta tra la giornata numero 12 e la 26esima e adesso gli Amsterdammers, già certi di essere ancora primi domenica notte anche se dovessero uscire sconfitti dal match che li attende e dunque capolista di Eredivisie da sei match. Ogni squadra, di fatto, ha dominato un terzo di stagione.
Ma perché alla fine la spunterà l’Ajax, autrice del solito campionato sornione (l’anno scorso i Lancieri presero la vetta solo alla ventottesima giornata e la conservarono fino alla fine, mentre due anni fa infilzarono e sorpassarono il Twente solo nello scontro diretto dell’ultima giornata)?
La squadra di de Boer ha nel suo DNA la rincorsa dalle retrovie, segno della forza mentale della compagine, che gioca il torneo in maniera rilassata senza lasciarsi abbattere dalle sconfitte o dagli episodi sfortunati, consapevole che, tanto, alla fine, la migliore è sempre l’Ajax. I giocatori biancorossi sono ormai esperti e maturi, pienamente convinti delle loro capacità e senza troppi patemi d’animo: de Jong, Eriksen, Alderweireld, Moisander, Blind, Schöne e Sigþórsson sono tutti uomini che non pensano più di aver qualcosa da dimostrare e giocano con la sicurezza dei lupi di mare consumati (poi qualche lupo di mare consumato davvero c’è, come Cristian Poulsen o Ryan Babel).
Oltre alla solidità psicologica del suo undici, Frank de Boer ha anche un’arma che non tutti gli altri club di Eredivisie posseggono, e cioè la profondità di rosa. I Lancieri, infatti, abbondano di piccoli, medi e grandi talenti anche nei settori giovanili oltre che nella prima squadra e da qui i campioncini vengono tirati su e portati tra i “grandi” verso i diciassette o diciotto anni (alcuni anche a 16, come Eriksen) non solo in caso di bisogno ma stabilmente. Quest’operazione garantisce dunque un ricambio continuo e un numero impressionante di calciatori che possono tornare utili alla causa, generando di fatto un moto perpetuo che nessun’altra equipe olandese possiede.
A tutto questo va aggiunta la ferrea adesione al 4-3-3 con gli avanti larghissimi sulle fasce, imposto in Europa negli ultimi anni da Guardiola e dal suo Barça delle meraviglie ma di stretta provenienza oranje in generale e di Amsterdam in particolare. Tutti i giovani dell’Ajax Academy imparano a giocare in questo schema, tutti i calciatori acquistati vengono catechizzati e indottrinati con questo credo tattico, continuamente rinnovato non nei meccanismi ma negli interpreti, che rendono lo schema sempre nuovo con le variazioni che i giocatori introducono secondo la loro personalità.
In sostanza l’Ajax è ancora una corazzata: non saprà più convincere in Europa, d’accordo, ma in patria è ancora una potenza. Chiedere per conferma ad Advocaat e al PSV, sempre che dalle parti del Philips Stadion abbiano ancora voglia di parlarne…