Europa League: lo spettacolo che continua

L’Europa che conta, si dice per la Champions. Ma chi glielo spiega, ai tanti che snobbano tutto ciò che non porta le grandi orecchie, che ranking alla mano conta anche l’Europa League? A pochissime battute dalla finale di Amsterdam, francamente viene da dire che ci s’è divertiti, in  questa competizione del Giovedì, serata un tempo dedicata alla vecchia Coppa delle Coppe.

Coppa delle Coppe (European Cup Winners’ Cup a livello globale) che peraltro era affascinante come poche, grazie ad epopee come quella del Manchester City nel 1970 o la Lazio nell’ultima edizione. Viene da dire che manca un po’ questa competizione, sacrificata sull’altare del calcio moderno, della Coppa dei Campioni non più solo campioni e di tutto il resto.

Ma stiamo sul pezzo: quest’anno l’Europa League ha divertito, diverte. E divertirà: chiedere a Basilea, città che vive e respira calcio a pieni polmoni, città che ha vissuto l’impresa: Tottenham eliminato ai rigori. Vero che Friedel lo capivi dalla tivu dove si sarebbe buttato. E anche che Adebayor aveva gli occhi di chi il rigore lo sbaglia, pochi dubbi: ma in Svizzera fanno le cose sul serio, la coppa lo dimostra.

In tutto questo, una dolce rêverie, non me ne vogliano i tifosi Red Devils: il Basilea è lo stesso, più o meno, che fece fuori il Manchester United, l’anno scorso. Quella era Europa che conta, no? Per chi ama Golia e non Davide, il Chelsea è spacciato, ma attenzione a quella vecchia volpe di Benitez, vero asso di coppe. Era l’Aprile del 2010, l’Atlético Madrid giustiziava, ai supplementari di Anfield, l’ultimo Liverpool del manager madrileno: lo sport è bello perché ti offre le rivincite, anche.

Quindi, Chelsea pigliatutto e Basilea outsider, tutto qui? Manco per idea, dall’altra parte del tabellone l’urna di Nyon manda in orbita Fenerbahçe e Benfica, in quello che sarà il festival del tifo. Ambientini niente male, del resto, Şükrü Saracoğlu ed Estádio da Luz: sul campo, i portoghesi hanno qualcosa in più, ai turchi il compito di smentirci.

La cosa bella è guardarsi indietro, pensare ai preliminari meno nobili, in una festa che è partita dal cuore della plebe calcistica: Chelsea, Fenerbahçe, Benfica e Basilea sono il prodotto di Sūduva Marijampolė-Daugava Daugavpils, giocata il 5 Luglio davanti a un migliaio di persone. O di La Fiorita-Liepājas Metalurgs, gran gala del football estivo sammarinese dove tali Leliūga e Soloņicins zittirono l’entusiasmo dell’Olimpico di Serravalle.

Guardarsi indietro fa sorridere, è il bello dell’Europa League, la coppa (europea) più democratica che c’è.

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Matteo Portoghese