Volata finale: c’è chi può e chi non può
Meno sette alla fine: il campionato sta per chiudere i battenti, siamo pronti per la volata finale. Volata che non riguarderà la prima posizione, perché a meno di assistere a un suicidio della Vecchia Signora, sembra pressoché impossibile che lo Scudetto si tinga di qualche colore che non sia il bianco e il nero. Dunque, tricolore alla Juve, leonessa in Italia un po’ meno in Europa, e corsa alla “Champions diretta” relegata a quelle due che avrebbero voluto correre per il titolo ma che si devono accontentare di lottare per fare da seconda della classe. Napoli a 62, Milan a 58: domenica sera, a San Siro, anche questo discorso potrebbe chiudersi, se i partenopei dovessero strappare i tre punti da San Siro. In tal caso sarebbe +7 a sei giornate dal termine: certo, la matematica terrebbe il discorso aperto, ma anche stavolta solo un suicidio di Cavani e compagni potrebbe rimettere in carreggiata i rossoneri. Un successo della banda Allegri, ovviamente, produrrebbe l’esatto contrario: Napoli e Milan distaccati di una sola lunghezza, e via a pedalare per le ultime sei curve che rimangono prima del traguardo.
Subito sotto, la Fiorentina. Diciamocelo: è la squadra che più ha stupito in questo campionato. La rivelazione, la sorpresa più bella: Montella, tecnico in gamba, ha saputo mettere su un undici di qualità di domenica in domenica, capace di divertirsi, di divertire e soprattutto vincere: i 52 punti finora conquistati sono la riprova dell’eccezionale lavoro svolto sul mercato dalla dirigenza, in campo da tecnico e giocatori. La Viola sta riuscendo a tener dietro compagini del calibro di Lazio, Inter e Roma, e se qualcuno avesse ipotizzato una cosa del genere a inizio stagione, non neghiamolo: gli avremmo riso in faccia. Di queste tre appena nominate: i biancocelesti, bravi all’inizio, così così in corso d’opera, in caduta adesso: urge una ripresa costante onde evitare di rovinare l’ottimo lavoro svolto fino a un mese fa; i nerazzurri, sfortunatissimi: Stramaccioni sta passando come caprio espiatorio, ma le colpe – seppur ne abbia – non sono tutte sue (sfido io chiunque a tener duro contro quella sfortuna che lo ha privato, in breve tempo, di Milito, Palacio e Cassano: tutti e tre via, infortunati, e Inter costretta a giocare in avanti con… Rocchi, supportato da… Alvarez); i giallorossi, un po’ confusionari con Zeman – ma ribadisco: non è stato dato al boemo il giusto tempo per lavorare e mettere in pratica le sue idee – più ordinati adesso, con Andreazzoli. Tornati in corsa per un posto in Europa, l’attuale tecnico romanista si meriterebbe la conferma.
Scendendo un po’, Catania e Udinese: i siciliani, altra sorpresa fino a poco tempo fa. Grande il lavoro di Maran, che però sta un po’ campando di rendita su quanto di buono lasciato da Montella (di recente, poi, sembra che gli etnei abbiano tirato i remi in barca); i friulani, trascinati anche quest’anno dall’eterno Di Natale, a un passo dal tagliare il traguardo dei 100 gol in Serie A siglati in quattro stagioni. Guidolin ha lavorato benissimo, sta lavorando benissimo, anche quest’anno la sua squadra è risultata tenace in casa, ostica in trasferta (seppur non in grado di accumulare così tanti punti lontano dal Friuli).
Poi, Parma e Cagliari, salvi e bravi: Donadoni difficile che resti; Pulga e Lopez, invece, già confermati. Bologna, Atalanta, Samp, Toro e Chievo sono a caccia dei punti salvezza definitivi, anche se sembra veramente difficile che possano essere risucchiate nella zona calda. Siena, Palermo e Genoa: una ce la farà. Ammetto che davo i rosanero spacciati un paio di settimane fa: Miccoli e compagni sembravano non riuscire proprio a carburare, e invece… il successo con la Roma li ha rivitalizzati. Anzi, ora come ora sembrano addirittura quelli maggiormente lanciati verso la gloria. Le altre due… se la giocheranno; sulla carta è avvantaggiato il Grifone: vedremo. Infine, il Pescara: retrocesso da inizio stagione. Ci vorrebbe un miracolo, anzi: ci vorrebbero dei giocatori diversi. Perche quelli che ci sono adesso, i miracoli non sanno neanche dove stanno di casa.