MondoPallone Racconta… Abidal & Co.: un calcio.. alla malattia!

Eric Abidal ce l’ha fatta. Il difensore francese del Barcellona ha fatto il suo ritorno in campo lo scorso weekend, un anno dopo il trapianto al fegato. Fortunatamente, non è l’unico calciatore colpito dalla malattia che è riuscito rientrare in campo.

Lyuboslav Penev era uno dei giocatori bulgari più in vista, nel 1994, quando la selezione guidata dallo zio Dimitar si qualificò al Mondiale negli USA. All’epoca, Penev giocava con buon successo nella Liga spagnola nel Valencia ed era il centravanti titolare a fianco della stella Hristo Stoitchkov.

Penev con l’Atlético Madrid

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma in gennaio, in seguito ad una pallonata ricevuta, scoprì di avere un cancro al testicolo sinistro. “Lubo” si sottopose per cinque mesi a chemioterapia e, dopo dieci mesi ai box, ritornò in campo. Nel frattempo la sua Bulgaria aveva disputato il miglior Mondiale della sua storia. Fu tra i protagonisti dell’Atlético Madrid che vinse la Liga 1995-96 e riuscì finalmente a disputare la Coppa del Mondo in Francia nel 1998. Oggi è il Commissario Tecnico della Nazionale.

Oggi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In Italia si è verificato un caso eclatante con Salvatore Sullo, centrocampista e capitano del Messina nello scorso decennio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riportiamo le parole di un’intervista che il calciatore rilasciò al sito AgoraVox:

Salvatore, la tua storia è simile a quella di tanti altri. Raccontaci la tua, come e quando ti ha aggredito il male?
Nel periodo natalizio del campionato di serie A 2004/2005 all’inguine mi si è gonfiato un linfonodo. All’inizio non ci ho fatto caso, ma appena è diventato visibile mi sono rivolto ad un chirurgo di Messina, il Prof. Ciccolo, che ha deciso di operarmi. Io ero completamente asintomatico e tutti i controlli risultavano negativi. Dopo venti giorni dall’operazione mi è arrivato il responso dell’esame istologico: linfoma non Hodgkin B diffuso a grandi cellule. Il male arriva all’improvviso e ti cambia la vita.
E a quel punto, quale è stata la tua prima reazione?
All’inizio ovviamente ero sgomento, non riuscivo nemmeno a pensarci, in fondo stavo giocando in serie A, mi sentivo in piena forma. Ho contattato subito il Prof. Astoril del Policlinico S. Matteo di Pavia dove sono stato rioperato e ho iniziato il mio percorso terapeutico.
Il tuo caso ha prodotto un’eco davvero grandissima. Messina città e la società di calcio ti sono state molto vicine e hanno diffuso in Italia la notizia affinché tutti potessero seguire il tuo percorso e darti una mano.
Oltre alla mia famiglia che mi è stata molto vicina, Messina si è dimostrata una splendida città e il Messina calcio una grande società. Non mi hanno fatto mai mancare nulla. Dai compagni di squadra allo staff tecnico, dai dirigenti a tutta la famiglia Franza, sono stati a dir poco eccezionali e mi hanno fatto sentire importante, molto più di quando giocavo. E questo per una persona che incontra la malattia è qualcosa di incredibilmente importante. Un ricordo forse ancora più gradito per me è l’affetto dei tifosi, delle persone comuni di Messina che mi hanno fatto sentire uno di loro, insignendomi anche della cittadinanza onoraria, uno dei maggiori traguardi della mia vita.
Sullo dopo la guarigione ha lasciato il Messina nel 2007 per concludere la carriera con Avellino, Martina e Turris prima di diventare secondo di Giampiero Ventura sulle panchine di Bari e Torino, esperienza che dura tuttora.
Sempre nella Liga spagnola c’è stato anche un altro grande lottatore, colpito dalla stessa forma di tumore che ebbe anche il compagno di squadra Penev: il portiere José Molina. In forza al Deportivo, Molina dovette abbandonare i pali per la prima volta nel 2001. Rientrato in campo, dovette fermarsi nuovamente perchè non riusciva a guarire. A quanto pare il male si stava nascondendo. Ma il nove volte nazionale spagnolo alla fine ha vinto.
In questa lista sono presenti anche due tedeschi, Heiko Herrlich e Markus Babbel. Il primo, attaccante del Borussia Dortmund, ha vinto un tumore al cervello. Il secondo, difensore di Bayern e Liverpool, ha sconfitto la sindrome di Guaillan-Barre, patologia a carico del sistema immunitario e nervoso. In Bundesliga è stato protagonista anche Ebbe Sand, apprezzato attaccante danese che addirittura venne operato per la rimozione di un tumore e ritornò sul rettangolo verde dopo venti giorni.
Insomma, ci sono tanti esempi di come la voglia di vivere e tornare a giocare diventi più forte del male.
Forza Eric!