Roma-Lazio tra déjà vu e coltelli

Prevale il segno “X” nel derby della capitale e alla fine in pochi escono contenti dallo stadio “Olimpico”. Di sicuro non la Roma che spreca una ghiotta opportunità per rasserenare un ambiente ricco di dubbi; in parte neanche Petkovic desideroso alla vigilia di raccogliere una vittoria con una prova convincente dei suoi ragazzi.

Il primo tempo dei biancocelesti, premiati dall’invenzione di Hernanes, sembrava far pensare a un bis laziale dopo il successo dell’andata, ma nel calcio basta poco per cambiare le dinamiche di una partita e in un derby questo concetto viene rafforzato. L’errore dal dischetto del brasiliano, accompagnato da un boato giallorosso, la successiva realizzazione di Totti; in pochi minuti cresce un profondo senso di déjà vu per un qualcosa già visto tre anni prima con protagonisti diversi (Floccari e Vucinic). Timore in Nord, speranza e attesa in Sud per un ribaltone che alla fine non si concretizza grazie a un poderoso salvataggio di Marchetti ai danni di Lamela.

Termina uno a uno al triplice fischio, lasciandoci due fotografie ben distinte di questo Roma-Lazio. Da una parte quello bonaccione degli sfottò, presenti anche stasera nonostante il pareggio, il vero spirito di una sfida stracittadina. Quelli che “noi un unico vero capitano” e quelli che “noi nati prima di voi” le frasi più note di una infinita rivalità che inizia con gli striscioni e prosegue il giorno dopo tra i banconi del mercato e nei bar e ovviamente sui social network più noti, Facebook e Twitter in testa.

Dall’altra il volto triste di una battaglia consumata puntualmente nei paraggi dell’Olimpico a poche ore dal calcio d’inizio, quasi sempre tra Ponte Milvio e zona Flaminio. L’assurda rabbia, le sassaiole, i coltelli, i feriti, i lacrimogeni, le cariche della polizia, una lunga lista nera originata da chi vede il derby capitolino come l’occasione per mettere a ferro a fuoco una splendida città che per la sua storia meriterebbe maggiore rispetto da questi individui.

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Elia Modugno