“L’avocado si adatta a climi tropicali o sub-tropicali e soffre temperature inferiori ai 4 °C”.
Nel mondo del calcio italiano, il “diavolo” è il soprannome da sempre assegnato al Milan.
Quindi, dopo questi collegamenti e spiegazioni, leggendo “l’avocado del diavolo” quale giocatore vi viene in mente? Uno e uno solo: Robinho.
Diventato famoso in Brasile nel Santos per la sua tecnica e rapidità, passato da grandi club come Real Madrid e Manchester City, titolare fisso della Seleçao brasiliana per molti anni, Robinho è arrivato al Milan il giorno dopo l’acquisizione di Ibrahimovic.
“O Rey de la pedalada”, che alcuni gestori di locali notturni milanesi giurano essere diventato “O Rey de la Piña Colada”, ha dato un contributo importante, se non fondamentale, alla conquista dello scudetto 2010/2011 con ben 14 reti, stessa cifra raggiunta da Pato e Ibrahimovic.
Tanta corsa, tanti ripiegamenti, tanto aiuto al centrocampo, tanti assist per Ibra e anche tanti gol sbagliati, l’attaccante brasiliano ha, in quella stagione, reso ben oltre le aspettative giocando molte partite, anche per via dei continui infortuni di Pato.
Ma dall’estate 2011 in poi è stata una lenta e inesorabile discesa di rendimento, fino al poco piacevole spettacolo assistito a Verona sabato sera. Lento, impacciato, con un tocco di palla che di brasiliano aveva solo la carta d’identità. La condizione fisica, dopo essersi fin troppo rilassato tra dicembre e gennaio convinto di tornare al Santos (club in cui è nato e dove vuole chiudere la carriera) da un momento all’altro, è lontana parente di quella messa in mostra due anni fa, le idee e le giocate sono appannate e svogliate, avendo in testa solo le spiagge e il sole brasiliano.
La sua avventura a Milano e in Italia pare ormai essere arrivata definitivamente al capolinea, a giugno/luglio finalmente (per lui) tornerà nel suo amato Brasile a giocare un calcio “bailado”.
D’altra parte, come un avocado, ha sofferto le temperature troppo rigide.