Classe 1987, argentino, da gennaio al Siena: Adrian Daniel Calello, centrocampista che unisce sostanza e qualità, è stato gentilissimo a scambiare quattro chiacchiere con noi. Tanti i temi affrontati: il suo passato, il suo presente in Italia, e… le sue ambizioni future.
Ciao Adrian! Iniziamo dalla tua scelta di lasciare Zagabria: come mai sei venuto in Italia? Ti piace il calcio italiano?
E’ stata una faccenda un po’ complicata, perché c’erano diverse situazioni da risolvere tra me e la Dinamo, ma per fortuna siamo riusciti a raggiungere un accordo e fare in modo che io potessi partire. Ho scelto l’Italia perché la sognavo fin da bambino. Ai tempi dell’Independiente, quando avevo 20 anni, mi dissero di un interesse da parte di Atalanta e Udinese, ma non se ne fece nulla, e così a 21 anni partii per andare a giocare nel campionato croato. Sono un grande ammiratore del campionato italiano, per come la penso è uno dei campionati più importanti del mondo.
Oltre a quella del Siena, hai ricevuto altre offerte?
Sì, mi sono arrivate offerte dalla Turchia, dall’Ucraina, dal Cile e, naturalmente, dall’Argentina. Un paio di giorni prima che chiudesse il mercato, però, mi pervenì l’offerta del Siena, e lì non ci ho pensato due volte. Grazie al Siena ho coronato il mio sogno di giocare in Italia.
Il tuo debutto è stato positivo: è stata la partita in cui avete vinto lo scontro salvezza con il Palermo. Come giudichi la tua “prima” in maglia bianconera?
Sono soddisfatto del mio esordio in Italia. La partita era difficile, era uno scontro diretto, ma io ho sempre avuto sicurezza nei miei mezzi, ho sentito tanta fiducia e sapevo di aver lavorato bene con il gruppo prima di quella partita. Grazie a Dio abbiamo vinto, e adesso siamo molto più vicini all’obiettivo salvezza.
Hai notato grosse differenze tra il calcio argentino, quello croato e quello italiano?
L’argentino e l’italiano si somigliano, un po’ per la competitività, un po’ per la grande qualità dei giocatori, dato che la maggior parte di essi fa parte delle selezioni nazionali. Ovviamente, anche perché in questi paesi si vive di futbòl: nei ristoranti si parla di calcio, così come nei bar, e in qualsiasi altro luogo. In Croazia non è così: la gente non vive per il calcio, la cultura è differente. Il nostro rivale principale era l’Hajduk Spalato. Là c’è un calcio molto aggressivo, ma non qualitativo tanto quanto quello argentino e italiano. Le soddisfazioni maggiori che ho avuto con la Dinamo Zagabria sono state giocare in due occasioni in Europa League, e altrettante due occasioni in Champions League. Ho accumulato esperienza, giocare in Europa mi ha fatto crescere molto come calciatore, anche grazie all’aver affrontato squadre importanti come Real Madrid, Paris Saint-Germain, Ajax, Lione, e tante altre.
Torniamo al Siena: come vi state preparando per questo finale di stagione?
Per noi, adesso, ogni partita è una finale. Il nostro obiettivo è pensare di settimana in settimana, e affrontare di volta in volta l’avversario. C’è molta motivazione, sento che daremo il meglio in ogni partita. Ora come ora dipende tutto solo e soltanto da noi.
Speri, un giorno, in una chiamata da parte della nazionale argentina?
Certamente. Credo che giocare per la propria nazionale sia il sogno più grande di qualsiasi calciatore. Giocare in Italia è, per me, una grande vetrina: se Dio vuole, un giorno ne avrò la possibilità. A ogni modo, adesso penso solo al Siena, e alla permanenza in Serie A.
A tal proposito, cosa ti senti di dire ai tifosi del Siena?
Di stare tranquilli, di essere sicuri che ci stiamo impegnando al massimo per riuscire a centrare la salvezza. Stiamo lavorando duro giorno dopo giorno. L’importante è restare uniti, e soprattutto sentire il loro grande appoggio: ne abbiamo bisogno.
Sincera, la tua opinione sulla tua nuova società, il Siena:
E’ pochissimo tempo che sono qui, però ho già avuto modo di constatare che è un club pieno di qualità, e composto da gente simpatica e, soprattutto, bravissima nel suo lavoro. Mi piace essere qui, mi sento a mio agio: posso dire di essere contento della mia scelta.
Chiudiamo tornando in Argentina: l’Independiente, tua ex squadra, è a sua volta in lotta per non retrocedere. Come vedi la situazione del rojo?
Credo che in Argentina l’attuale campionato sia molto competitivo, e si sta giocando su livelli molto alti. L’Independiente, in ogni partita, sta dando la vita: questo è sotto gli occhi di tutti. E’ anche un po’ sfortunato, perché non riesce a ottenere i risultati che meriterebbe: guardate, per esempio, la partita col Godoy Cruz: tanto gioco, tre pali presi, poi alla prima occasione il Godoy Cruz è passato in vantaggio, vincendo la partita. Sono cose che succedono nel calcio. Credo però che se l’Independiente continua a giocare in questo modo, i risultati arriveranno: è solo questione di tempo. Personalmente, comunque, sono fiducioso: proprio come il Siena, anche l’Independiente può salvarsi. Lo spero: è durissima, ma può farcela. A volte, io stesso è come se mi sentissi ancora lì in Argentina a giocare e soffrire con loro…