Il canto del cigno
E’ una delle più belle pagine del nostro calcio: non c’è da stupirsi che venga scritta, per l’ennesima volta in carriera, da un certo Francesco Totti, capitano e leader di quella Roma calcistica che negli ultimi anni ha raccolto meno di quanto abbia seminato, soprattutto per colpa di una dirigenza incapace di saper imbastire un progetto tecnico importante quanto quello economico.
Tra acquisti stellari, giovani dal futuro brillante e vecchie suggestioni alla Perrotta, lui c’è sempre: nato trequartista, ha trovato le maggiori gioie da centravanti, e la capacità di illuminare la manovra come soltanto Totti sa fare sta facendo la fortuna di Erik Lamela, adesso accostato ai più grandi club del mondo.
Dopo l’ennesima partita da trascinatore, adesso tutta Roma (e non solo) chiede a gran voce il ritorno in azzurro di Totti. Prandelli non ha escluso questa possibilità per il futuro, ma ha posto una condizione: la condizione fisica del capitano giallorosso dovrà essere al 100%, perché la carta d’identità parla chiaro, e anche se i colpi del campione sono rimasti gli stessi di un tempo, serve comunque quella corsa e quell’impegno che un 36enne non sempre può dare. E se Totti può permettersi di camminare per il campo per gran parte della partita, è merito dei vari Florenzi, De Rossi, Perrotta e compagnia varia: persone che si sacrificano per la squadra e per il proprio capitano, fenomeni che, al pari del numero 10, fanno la differenza in campo con la propria corsa.
Ma come si integrerebbe con gli eventuali compagni di nazionale? Per quanto mi riguarda, sono convinto che sarebbe assolutamente idoneo al gioco di Prandelli: dovrebbe agire da prima punta sicuramente, magari in un 4-3-3 con El Shaarawy e Balotelli, supportato da un centrocampo muscoloso composto da giocatori con caratteristiche difensive e Pirlo in cabina di regia. Il mix di esperienza e giovani che ci vorrebbe, insomma: Pirlo e Totti darebbero quella qualità, quel cambio di gioco e quelle giocate decisive che poi il duo milanista potrebbe concretizzare davanti alla porta. Di certo, però, si dovrebbero sacrificare, e se sull’italo-egiziano non ci sono dubbi in merito, di sicuro qualche preoccupazione in più ci sarebbe per Balotelli, non proprio l’uomo squadra per eccellenza.
Si giocasse adesso il mondiale, probabilmente, anche Prandelli non avrebbe alcun dubbio: in Brasile però si andrà tra 15 mesi, e non essendo proprio più un giovane dalle belle speranze, le carte in tavola posso cambiare velocemente. Il canto del cigno, l’ultimo acuto di una carriera straordinaria che ha fatto esaltare tifosi di tutte le squadre: impossibile dimenticare quel gol all’Inter, quel cucchiaio a un portiere alto come Toldo, amico che ha avuto la sfortuna di trovarsi dalla parte sbagliata del “poster”; e quel sinistro al volo contro la Sampdoria? Epico, e anche in quel caso (come a S. Siro) i tifosi avversari si alzarono in piedi ad applaudire uno dei più grandi campioni che la storia del calcio abbia mai visto.
In un mondo in cui potenza, forza e velocità stanno diventando sempre più importanti, mi farebbe piacere rivedere Totti con quella maglia azzurra: il tempo passa, ma la classe resta sempre uguale. Anzi, forse è come un buon vino: più invecchia e più delizia palati in giro per l’Italia. A Roma è già pronto il monumento, e se per caso dovesse riuscire nell’impresa di trascinare gli azzurri in un’altra cavalcata mondiale…