Esclusiva Mp – Bolchi: “Inter, l’inesperienza di Stramaccioni pesa. Reggina? Il mio cuore è lì”

Ricordate Bruno “Maciste” Bolchi? Una carriera importante da centrocampista prima e allenatore poi. 109 presenze con la maglia dell’Inter e 4 in Nazionale a cavallo tra gli anni 50 e 70; un quarantennio sulle panchine di mezza Italia ed un palmares condito da ben 6 promozioni (4 in Serie A e 2 in Serie B). L’ultima avventura fu a Messina, nel 2007, dopodiché arrivò il momento di dire basta. Oggi Bruno Bolchi vive nella sua Milano ma non ha affatto dimenticato le amicizie costruite in mezzo secolo di pallone.

Mister, partiamo dalla sua ex Reggina: affidarsi ad un tecnico navigato come Pillon è stata la scelta giusta?

Pillon, oltre a possedere una grande esperienza, conosce bene l’ambiente calabrese per averci già lavorato quattro anni fa. E’ una persona in gamba, che mette bene in campo le sue squadre e riesce a costruire un ottimo rapporto con i calciatori. Secondo me Lillo Foti non poteva scegliere meglio.

C’è molto rammarico per Davide Dionigi, un allenatore preparato a cui sono mancati solo i risultati…

Eh, lo so bene. Purtroppo il mestiere prevede questo: se la classifica piange, tutto ciò che di buono hai fatto non conta più. A volte è necessario dare una scossa e l’unico modo per riuscirci è il cambio in panchina. Ma Dionigi è bravo e sicuramente si riscatterà presto.

A suo avviso si faranno i playoff in Serie B?

Parliamo di un campionato totalmente diverso dalla Serie A e aperto a qualunque esito. Fare pronostici è impossibile, perché la classifica è corta ed anche le squadre che meno ti aspetti potrebbero all’improvviso cullare sogni di gloria. Stiamo comunque entrando nella fase decisiva: tra qualche settimana cominceremo a capirne di più.

Tanti giovani si stanno mettendo in mostra nel torneo cadetto: chi l’ha maggiormente colpita?

Guardi, sono sincero: non ho una conoscenza così approfondita da poter fare nomi. Seguo la Serie B ma con molto distacco. In linea generale, le dico che qualsiasi progetto basato sui giovani trova il mio consenso. E’ indispensabile puntare sui vivai per contenere i costi in questo momento di crisi e costruire delle rose capaci di durare nel tempo.

Passiamo all’Inter, un club che lei segue sempre con un occhio particolare…

L’Inter non mi sta entusiasmando. Vive un periodo complesso, in cui alterna prestazioni scadenti come quella contro il Bologna ad altre di caratura tipo giovedì scorso. Oggi sono molto pessimista sulle possibilità di Champions e anche per il futuro: c’è bisogno di un profondo cambiamento a mio avviso.

Nei momenti di difficoltà, l’inesperienza del tecnico può ricadere negativamente sui calciatori?

Certo, non c’è dubbio. Stramaccioni può anche avere delle qualità importanti, ma quando le cose non girano di solito è l’esperienza dell’allenatore a trainare il gruppo. Anche io ho iniziato la mia avventura in panchina da giovane, però in quarta serie. Oggi c’è questa moda del tecnico 40enne e si affrettano troppo i tempi.

Da quando ha lasciato il calcio, qual è il campionato o la squadra che segue più volentieri?

Non ho preferenze: seguo tutto e non seguo niente (ride n.d.r.). Prima quando vedevo una partita stavo molto attento ai dettagli e prendevo nota anche del modo di tirare una punizione da parte del giocatore. Adesso sono abbastanza distaccato e quando mi concentro sul calcio lo faccio solo per divertimento.

Esiste l’amicizia in questo ambiente? Lei è rimasto in contatto con qualcuno incrociato nel corso della carriera?

L’amicizia esiste sempre, in qualsiasi ambito. Il calcio ti permette di formarne molte, soprattutto all’infuori di esso. Mi spiego meglio: nel corso della mia carriera ho girato numerose città e i migliori rapporti li ho costruiti con la gente del luogo. Un posto speciale per me è Reggio Calabria, dove ho lasciato tante persone a cui ancora oggi sono affezionato e dove spero di ritornare presto. Approfitto della vostra intervistare per lanciare un appello ai reggini: “Siete sempre nel mio cuore e il prima possibile verrò a trovarvi”.