Casa dolce casa

Se ne è parlato già diverse volte, ma è sempre un bene riaffrontare l’argomento. Questione stadi di proprietà: l’Italia è ancora indietro rispetto alla media europea, e le conseguenze le stiamo sentendo sulla nostra pelle, sempre di più. Perché non avere impianti moderni, all’altezza dello stile calcistico moderno, fa sì che mano a mano si vada a creare un circuito di problematiche legate l’un l’altra: non si hanno tifosi sugli spalti, lo spettacolo televisivo ne perde in termini di estetica, il prodotto non ha fascino, e scade.

La dimostrazione dell’importanza di godere di uno stadio nuovo, efficiente e di proprietà ce l’abbiamo sotto gli occhi: lo Juventus Stadium. Un impianto all’avanguardia, costruito per trascinare il popolo bianconero allo stadio ogniqualvolta la Vecchia Signora apra le porte di casa sua. Il colpo d’occhio che regala, di volta in volta, è sensazionale, lo si nota in tv e lo si respira a pieni polmoni dal vivo: perché la Juventus è stata in grado di metter su un impianto eccezionale, utile a far sentire il calcio sulla pelle ai suoi tifosi, che dal canto loro replicano con la loro – salata: i biglietti costano un bel po’ – presenza, sempre numerosa.

Esperimento, dunque, riuscitissimo quello della Juve, che presto verrà seguito da quello di un’altra società bianconera, l’Udinese: marzo, infatti, è il mese in cui in Friuli si porranno le firme per far sì che il progetto prenda vita, e regali ai Pozzo un impianto nuovo a partire dalla stagione 2014/2015. I grafici del progetto sono consultabili liberamente accedendo al sito ufficiale del club friulano e, fidatevi, sembra proprio che ne verrà fuori un altro gioiellino. Tribune vicine al campo, via la – inutile – pista d’atletica, copertura totale dei settori. Uno stadio nuovo e funzionale, praticamente; futuristico ed efficiente.

Juve e Udinese ok, allora. E le altre? Chi ci prova, chi neanche ci pensa. Roma e Lazio ce l’hanno in programma ma per adesso la cosa viaggia sull’autostrada dell’utopia, Napoli non ne parliamo (un nuovo San Paolo gli servirebbe come il pane!), Milan e Inter si dividono San Siro e chissà, il Genoa pare aver accantonato l’idea di lasciare il Ferraris. Il quale, diciamolo, probabilmente è uno dei pochissimi stadi che, in Italia, meritano di considerarsi “belli” e “appropriati”. Gli altri, tutti gli altri, giù, a terra, son da rifare. Subito. Perché il nostro calcio sta scadendo, sta perdendo valore, fascino. All’estero attira ancora, sì, ma non più come una volta. Dagli stadi di proprietà dipende molto del futuro del nostro pallone: dai tempi e dalle modalità di costruzione degli stessi si capirà se noi, italiani, potremo riuscire veramente a stare al passo con i tempi. Che sono sempre più esigenti, e volano. Vietato sedersi, vietato stare fermi.

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Alex Milone