Champions League: per la Juventus ci vuole una coppa… gusto Málaga

Otto squadre qualificate, una sola italiana, la Juventus: è questo il verdetto inappellabile degli ottavi di finale di Champions League, che ci hanno regalato match intensi dal punto di vista agonistico, ben preparati tatticamente dagli allenatori e, soprattutto, con tanta qualità in campo.

Partiamo proprio dai bianconeri, riusciti nell’impresa di passare il turno a scapito di un modesto Celtic. La squadra di Conte ha affrontato entrambe le gare con lo spirito giusto, è vero, ma la sensazione è che gli scozzesi fossero già sazi dal fatto di aver passato il girone eliminatorio. Nulla toglie, comunque, che cinque gol realizzati – di cui tre in trasferta – sono un bottino rassicurante per Vucinic e compagni, che pare abbiano trovato il bandolo della matassa: dopo tre pareggi iniziali, infatti, la Juventus ha ottenuto ben cinque vittorie consecutive, facendo lo scalpo a squadre come Chelsea e Shakhtar.

Non si può dire lo stesso del Milan, che dopo una strabiliante vittoria casalinga contro il Barcellona, si è dovuta piegare alla “Remuntada” dei catalani, autori di novanta minuti da manuale del calcio. Tanto lenti e inconcludenti a San Siro, quanto fulminei e maniacalmente precisi al Camp Nou: il primo gol di Messi è da antologia, perché riesce a concludere a rete in una frazione di secondo, togliendo il tempo per l’intervento all’incolpevole Abbiati. Il talento non lo scopriamo certo oggi, ma credo che la meravigliosa prestazione dell’argentino derivi anche da un “piano gara” sbagliato da parte del tecnico Allegri: ho visto troppa preoccupazione e apprensione sulle sgroppate degli esterni del Barcellona. E’ proprio lì che bisognava farli sfogare, costringendoli ad allargarsi sulle fasce laterali e sperare che provassero a vincerla con i cross tesi o morbidi: a quel punto, la maggiore fisicità rossonera avrebbe potuto prevalere. Avrebbe, perché la controprova non l’avremo mai, a maggior ragione contro una squadra con quella cattiveria agonistica: di certo lasciare così tanti spazi al centro è stato un vero e proprio suicidio, e se aggiungiamo anche il gol preso a freddo, questo ha reso nervosi e soprattutto timorosi Mexes e compagni; inoltre il secondo e il terzo gol derivano da una cattiva gestione della ripartenza, con appoggi semplici sbagliati sia nei tempi che nella misura, e contro questi mostri non puoi permetterti certi errori senza essere punito. Onore al Barcellona per il passaggio del turno, ma onore anche al Milan per quei novanta minuti da leoni a San Siro, hanno fatto bene al calcio italiano.

Il resto della competizione ci ha regalato la vittoria di Mourinho contro Sir Alex Ferguson, seppur con tutti i dubbi del caso: l’espulsione (ingiusta) di Nani ha condizionato l’andamento del secondo tempo, così come l’entrata di Modric, un giocatore che giocherebbe titolare in qualsiasi squadra al mondo, mentre nel Real Madrid viene relegato a riserva di “lusso”. Il Bayern Monaco ha faticato più di quanto si potesse immaginare per piegare la resistenza di un Arsenal mai domo e sempre in partita con la testa: quei cinque minuti finali, comunque, faranno bene alla squadra di Robben, che forse si sentiva invincibile alla vigilia di questo match. Ai quarti ci sarà un’altra squadra tedesca, il Borussia Dortmund dei terribili ragazzi di Klopp, probabilmente la squadra che gioca il miglior calcio in Europa: una compagine da cui il Paris Saint-Germain ha tanto, ma tanto da imparare. Ci saranno anche i parigini nel prossimo turno di Champions League, ma appaiono come una delle squadre più deboli rimaste in corsa, a meno che Ibrahimovic non decida di diventare decisivo (in senso positivo, però). Decisivo come lo era Sneijder ai tempi dell’Inter. Già, “ai tempi”, perché quello che si trascina per il campo adesso in maglia Galatasaray non è l’olandese che abbiamo conosciuto – e apprezzato – in Italia: comunque non è servito il miglior Wesley ai turchi per piegare la resistenza dello Schalke 04. E infine il Málaga, vittorioso contro uno spento Porto, che può contare sul talento di Isco e l’esperienza di Santa Cruz.

Tornando a parlare in chiave Juventus, qual è l’avversario più abbordabile? Premettendo che, arrivati a questo punto, di partite “facili” non ne esistono, sicuramente il Málaga è la squadra tecnicamente meno attrezzata dell’intero lotto di squadre rimanenti. Non ci si dovrebbe disperare nemmeno del Paris Saint-Germain, soprattutto considerando che Ibrahimovic non ha mai brillato contro le sue ex compagini; e anche il Galatasaray sarebbe un ostacolo sormontabile, mentre l’urna deve assolutamente tenere lontana dalla portata juventina squadre come Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco. Per quanto riguarda il Borussia Dortmund, invece, non è chiaro se il bel gioco espresso sino adesso possa essere riprodotto anche a livelli superiori. O almeno questo è quello che sperano le altre sette squadre rimaste in corsa sulla strada che porta a Wembley.

L’urna è stata benevola – anche per meriti della Juve, intendiamoci – nel sorteggio precedente: sarebbe importante, anche se non fondamentale, riuscire a rimandare ancora di qualche settimana un incontro con le corazzate più forti d’Europa. Prima o poi, però, se si punta davvero alla coppa dalle grandi orecchie, vanno affrontate e battute. E a quel punto sì che il sogno diventerebbe realtà!

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Alessandro Lelli