Prima o poi nella propria vita, che sia sotto la sfera personale o che sia sotto la sfera professionale, bisogna crescere, fare un passo avanti. Bisogna superare quello che fino a quel momento era stato un nostro limite.
La vita professionale di Mazzarri, che di mestiere fa l’allenatore di calcio, non ha visto salito questo scalino, non ha visto compiuto questo miglioramento.
Il problema delle squadre allenate dal tecnico toscano è che il loro più grande pregio, quando c’è da agguantare l’obiettivo e salire metaforicamente ad un livello più alto, si trasforma nel loro più grande difetto.
Mazzarri è un allenatore provinciale e “provinciale” sia intesa non come offesa ma come caratteristica. Le sue squadre sono tra le migliori interpreti di quelli che una volta chiamavamo “contropiedi” e che ora sono denominati “ripartenze”.
Facile ricordare grandi prestazioni contro squadre più blasonate, come Napoli-Manchester City o Napoli-Chelsea, giusto per citare due esempi.
Altrettanto facile, però, ricordare prestazioni pessime in partite in cui era compito della squadra di Mazzarri fare gioco e creare occasioni dal nulla e non dagli errori avversari ribaltando il fronte, come quella di ieri a Verona.
Diciamo che è un difetto congenito. Mazzarri è un grande contropiedista ma non sa scardinare difese ferme ad aspettarlo.
Non l’ha mai fatto nell’arco della sua carriera e non lo sta facendo nemmeno quest’anno a Napoli, anche se a volte Cavani e Hamsik, con singole invenzioni, hanno provato a nascondere un problema che però, volente o nolente, alla fine si è manifestato di nuovo.
Ammetterlo, dire davanti alle telecamere “Effettivamente siamo in difficoltà contro squadre che giocano come noi, che si chiudono e ripartono” sarebbe troppa grazia.
Meglio mettersi sulla difensiva e nascondersi dietro un “il nostro obiettivo era di arrivare tra le prime cinque e adesso che siamo secondi fate tutti i disfattisti”.
Noi, i disfattisti.
Saremo mica noi che abbiamo mandato all’aria un’Europa League (che dava fastidio il giovedì sera, in effetti) per concentrarci esclusivamente sul campionato, no?
E, allo stesso modo, saremo mica noi quelli che prima della sfida contro la Sampdoria avevamo parlato di “occasione irripetibile per avvicinarci alla Juventus in vista dello scontro diretto decisivo per lo Scudetto”, vero?
I sei punti in più rispetto all’anno scorso, un campionato concluso con la qualificazione in Europa League, sono il minimo per una squadra che puntava allo Scudetto.
Quattro punti nelle ultime cinque partite forse sono troppo pochi per contrastare la Juventus.
Scudetto? Juventus? Ma va’, noi si voleva arrivare quinti.
Eh già.
Caro Mazzarri, ogni tanto il saper ammettere i propri limiti è il primo passo verso la crescita e il superamento degli stessi.