Esclusiva Mp – Aureli (dg L’Aquila): “Totti è una bella persona. I problemi della nostra città sono stati un po’ dimenticati”
Reduce dall’incontro a Trigoria con Francesco Totti, Fabio Guido Aureli ci ha concesso un’intervista dai contenuti fortemente umani. Il direttore generale dell’Aquila calcio, assieme al presidente del club Corrado Chiodi e all’associazione L’Aquila per la vita, si è recato nel quartier generale giallorosso per ringraziare il numero dieci della sua sensibilità verso la raccolta fondi organizzata dalla Onlus, sponsor etico dei rossoblu. Aureli ci confessa le sue sensazioni a riguardo dell’importante iniziativa e lancia un appello al capoluogo abruzzese.
Direttore, un commento su questa bella giornata?
La nostra società collabora con “L’Aquila per la vita”, una onlus che si occupa di assistenza oncologica a domicilio. Francesco Totti ha voluto offrire il suo contributo e perciò ci siamo recati da lui per salutarlo e ringraziarlo. Siamo molto attenti alle tematiche sociali e per Pasqua è prevista un’altra iniziativa a favore dell’associazione.
Che impressione le ha fatto il capitano della Roma?
Abbiamo chiacchierato con lui per pochi minuti perché doveva andare a pranzare con la squadra per poi dirigersi alla volta di Udine. Si capisce comunque al primo impatto che si tratta di una bella persona; è stato molto gentile e ci ha fatto anche divertire con alcune battute.
Cambiamo per un attimo argomento: domenica scorsa il vostro presidente si è lamentato con una frangia del pubblico…
Sì, nell’ultima giornata siamo stati sconfitti in casa dal Campobasso e non abbiamo per nulla giocato una buona partita. Una parte degli spettatori, e sottolineo solo una parte, ha reagito con un atteggiamento disfattista che il nostro presidente, un novellino del calcio, non ha gradito. Capisco la delusione ma non bisogna dimenticare che la squadra era reduce da ottimi risultati.
In linea generale ritiene che questo gruppo, per i valori che possiede, avrebbe potuto fare di più fino ad oggi?
La rosa ha subito diverse variazioni rispetto alla passata stagione e ci è voluto un po’ prima di trovare il giusto amalgama. Siamo a meno 5 dal Pontedera, cioè dal secondo posto che vale la promozione diretta, e fino all’ultima giornata non ci arrenderemo. Non voglio fare tabelle perché sono abituato a pensare di partita in partita e dico solo che ce la metteremo tutta. Lancio un appello alla nostra gente: ci stiamo giocando qualcosa di importante e abbiamo bisogno di percepire intorno a noi sostegno e fiducia.
Negli ultimi e complessi anni, il calcio cosa sta regalando alla città dell’Aquila?
Tante cose, mi creda. Innanzitutto il calcio offre svago ed entusiasmo ad una popolazione che ha sofferto e sta soffrendo tuttora. L’attenzione dei media e delle istituzioni nei confronti della nostra città, oserei dire giustamente, è un po’ calata, ma le assicuro che i problemi irrisolti sono ancora molteplici. La società dell’Aquila calcio, che è formata solo da gente del luogo e lo dico con orgoglio, vuole donare attimi di gioia e far sì che si parli della città non più esclusivamente per avvenimenti negativi. I giocatori che indossano questa maglia sanno che possiedono delle responsabilità maggiori rispetto al passato.
Un grande risultato sportivo, magari una promozione, aiuterebbe a portare L’Aquila sotto i riflettori e a far sì che i problemi irrisolti di cui parlava lei diventino noti a tutti?
Credo e spero di sì:lavoriamo anche per questo. Nell’organigramma ci sono solo imprenditori seri e attaccati alla propria città, che oltre alle tematiche calcistiche prestano molta attenzione a quelle sociali. Grazie al presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli, fautore dell’iniziativa, stiamo portando avanti il progetto per togliere le barriere allo stadio dell’Aquila. E’ un primo passo importante, attraverso cui si parlerà finalmente di noi con il sorriso. Migliorare ciò che ancora non funziona, di conseguenza, potrebbe diventare più semplice.
La vostra città magari è pronta per uno stadio senza barriere, ma il resto del calcio italiano?
E’ una strada lunga e tortuosa, che inizialmente provocherà diversi disagi, ma ormai l’abbiamo intrapresa e bisogna convincersi che non c’è altra soluzione. Sono ancora giovane e non voglio abbandonare la speranza di portare allo stadio la mia famiglia, vivere attimi di gioia e scambiare la sciarpa con un tifoso avversario. Il calcio italiano deve trasformare l’esasperazione in emozione: mi auguro che giocatori e dirigenti diano l’esempio attraverso l’abolizione di alcuni atteggiamenti.