José Mourinho, forse è un film già visto
Stagione 2009/2010, ottavi di finale di Champions League: l’Inter di José Mourinho espugna lo Stamford Bridge, dopo due sfide contrassegnate da varie decisioni arbitrali a sfavore del Chelsea, e inizia la scalata verso la notte trionfale di Madrid. Quella squadra, che sia chiaro, vinse innanzitutto perché era straordinariamente forte ma, come sempre accade a chi sale sul gradino più alto del podio, fu accompagnata da una buona dose di fortuna. Anche nella doppia sfida contro il Barcellona, infatti, i nerazzurri furono aiutati dalla Dea Bendata in un paio di episodi. Ma questa è un’altra storia.
Stagione 2012/2013, ottavi di finali di Champions League: se l’Inter ha smesso, almeno per il momento, di primeggiare in campo europeo, José Mourinho continua invece a farlo con il Real Madrid. La qualificazione ottenuta ai danni del Manchester United di Ferguson ha molti punti in comune con quella centrata tre anni fa contro Drogba e compagni. E’arrivato un successo in uno stadio che mette il terrore, col pubblico che ti soffia sul collo e al cospetto di uno squadrone. E’arrivato un successo, soprattutto, figlio di una pessima direzione di gara da parte del turco Cakir; l’Old Traford ha gridato allo scandalo e lo Special One ha riconosciuto che gli avversari avrebbero meritato di più. Ma l’analisi non può fermarsi qui: gli spagnoli hanno comunque sfoderato, a tratti, un calcio se non piacevole almeno arrembante, sfruttando seconde leve del calibro di Higuain e Kakà. Un organico così ricco, così mostruoso, non ce l’ha nemmeno il Barcellona. Battere i red devils in casa loro, inoltre, è un’iniezione di fiducia incredibile, a prescindere dal modo attraverso cui tale traguardo sia stato raggiunto. Il Real, ieri sera, è sembrato un gruppo unito come mai era stato in precedenza sotto la gestione dell’allenatore portoghese ed essendo fuori dai giochi nella Liga (novità assoluta a marzo) può concentrare ogni sforzo nella conquista della Decima.
Ma adesso quanto sdegno si riverserà nei confronti del povero Cakir e, di conseguenza, del club di Florentino Perez? Tanto, tantissimo, perché il pallone è ormai un porto franco per i deamicisiani. Il pensiero balza sempre lì: l’anno del Triplete, l’anno del tutti contro uno, l’anno delle manette e di una Curva Nord infuocata. Scommettete che il buon José saprà ancora una volta cavalcare questa situazione e girarla a proprio vantaggio? Le probabilità che a giugno sulla panchina del Bernabeu non ci sia più lui sono altissime e qualsiasi dubbio verrebbe azzerato dal cielo piangente di Wembley, perciò per il 50enne di Setubal il fine da perseguire è talmente ghiotto da valere due mesi e mezzo in apnea. L’Inter 2010 e il Real Madrid 2013 hanno in comune il modulo di gioco, la fame smisurata e l’abbondanza di campioni decisivi dalla trequarti in poi; le differenze risiedono nella qualità tecnica, leggermente a favore delle merengues, e nell’esperienza a certi livelli, più alta negli ex nerazzurri. Cristiano Ronaldo è l’uomo che spariglia le carte, José Mourinho l’anello di congiunzione. Non è che assisteremo a un film già visto?