Top e flop della 27a giornata di Serie A
I migliori e i peggiori della 27a giornata. Palacio cambia la partita ed è l’artefice dell’insperata rimonta dell’Inter a Catania. Pazzini frantuma una Lazio senza mordente (e alla ricerca del vero Hernanes) e porta il Milan in zona Champions. Vucinic tradisce la Juve nel big match col Napoli.
TOP
Rodrigo Palacio: entra nella ripresa e cambia il volto di un’Inter che pareva allo sbando, guidandola all’incredibile (soprattutto visti i primi 20 minuti) rimonta di Catania. Sforna subito l’assist per Alvarez e poi ribalta il risultato con una sontuosa doppietta, di testa e di piede. Mancano Milito e Cassano e allora lui fa… per tre. Gli etnei gli portano bene: all’andata segnò il primo gol in campionato, stavolta realizza i due più pesanti della stagione.
Gianpaolo Pazzini: relegato a bomber di scorta con l’arrivo di Balotelli, sostituisce più che degnamente SuperMario affossando praticamente da solo una Lazio coi cerotti e rimaneggiata ulteriormente dall’arbitro. Apre e chiude col suo killer instinct il largo 3-0 del Milan e propizia anche la rete di Boateng impegnando severamente Marchetti di testa. Un Pazzini così fa ben sperare soprattutto in prospettiva Camp Nou.
Giacomo Bonaventura: l’Atalanta cala un doppio Jack e fa il pieno nell’importantissima trasferta di Siena, che vale una grossa fetta di salvezza. Due gol da favola per il centrocampista orobico, sempre più uomo cardine dell’undici di Colantuono.
FLOP
Mirko Vucinic: si ritrova tra i piedi la palla ammazza-campionato, ma viene ipnotizzato da De Sanctis. Il grossolano errore sottoporta condiziona la serata (storta) del montenegrino, il vero assente della supersfida del San Paolo tra Napoli e Juventus.
Hernanes: una punizione respinta senza troppo affanno da Abbiati è l’unico suo sussulto, se così si può chiamare, nella debacle della Lazio a San Siro. L’inferiorità numerica della sua squadra dopo un quarto d’ora non l’ha certo agevolato, ma il brasiliano si è confermato in una preoccupante flessione che, guarda caso, è coincisa con quella dei biancocelesti.
Alexis Rolin: un conto è marcare Rocchi, un conto è marcare Palacio. A un primo tempo di ordinaria amministrazione segue una ripresa da incubo per il centrale uruguaiano. Il Trenza gli passa da tutte le parti e lo mette in costante difficoltà. Prova a fermarlo in tutti i modi, anche con le cattive, ma niente da fare. Ha colpe in tutti e tre i gol nerazzurri. Peggio di così.