Un vulcano… spaventa l’Italia

Nelle zone alte della classifica c’è una squadra che, ad inizio campionato, nessuno avrebbe mai potuto pronosticare così vincente: si tratta del Catania, la squadra di una città di soli trecento mila abitanti che sorge ai piedi dell’Etna. Per questo motivo, oltre che guardando le eruzioni del vulcano, i tifosi rossazzurri ammirano domenica dopo domenica le imprese spettacolari dei giocatori di Rolando Maran, un allenatore debuttante in Serie A che, nella scorsa stagione, era arrivato solo a un passo dal conquistarla sulla panchina del Varese, sconfitta nei playoff dalla Sampdoria di Iachini.

E’ lui la rivelazione di questo campionato, un allenatore che ha saputo mantenere la spettacolarità della squadra di Montella, abbinando però un cinismo e una continuità da grande del calcio italiano. Il “Massimino” è ormai una fortezza inespugnabile per la maggior parte delle compagini avversarie, e anche quelle poche squadre che sono riuscite a portare punti a casa dalla Sicilia lo hanno fatto in maniera a dir poco sofferta (Juventus su tutte), evitando – appositamente – di tirare in ballo gli errori arbitrali.

Non capita tutti i giorni che una provinciale si trovi a sole cinque lunghezze dalla Champions: un sogno che difficilmente si realizzerà per il Catania, mentre l’Europa League pare essere assolutamente un obiettivo tanto prestigioso quanto più abbordabile. Il tutto è stato possibile, sino a questo momento, grazie a una solidità difensiva fuori dal normale: Nicola Legrottaglie sta disputando una stagione degna dei giorni migliori, nonostante le 36 primavere passate, ed è il vero muro difensivo di questa squadra: contro di lui, quest’anno, quasi tutti gli attaccanti di Serie A hanno avuto vita difficile.

A dirigere questa ciurma così bella quanto vincente c’è Francesco Lodi, un mediano vecchio stile fatto di geometrie perfette, idee fuori dal coro e punizioni meravigliose: in un campionato composto soprattutto da centrocampisti muscolosi e con piedi “rivedibili”, è sicuramente da considerare una delle eccellenze del calcio nostrano. Non a caso, nel mercato di gennaio, più di una squadra ha bussato alla porta dell’amministratore delegato Sergio Gasparin chiedendo del numero 10 rossazzurro, ma i siciliani hanno rispedito al mittente ogni singola richiesta.
Per avere in campo un giocatore tuttofare come Lodi, però, servono tanti scudieri pronti al sacrificio: Izco e Almiron lo affiancano ogni domenica in campo, ma anche i vari Alvarez e Marchese meritano di essere considerati più di quel che, apparentemente, sembrano dare alla squadra.

L’attacco sprizza qualità da ogni poro: non è da tutti poter vantare bocche da fuoco come Castro, Barrientos e, soprattutto, Gomez. Dopo l’amara partenza di Mascara, i tifosi del Catania non avrebbero nemmeno immaginato di poter riabbracciare in così poco tempo un fantasista di questo calibro. La costanza di rendimento e i progressi stagione dopo stagione l’hanno messo al centro del progetto siciliano, rendendolo di fatto la stella della squadra; infine Bergessio è quel giocatore capace di trasformare in oro ogni singolo pallone toccato, un giocatore complementare al massimo con il suo connazionale, oltre che un vero rapace d’area di rigore.

Domenica arriva l’Inter, che all’andata riuscì a sconfiggere la squadra di Maran grazie alla reti di Cassano e Palacio: entrambi saranno in campo al Massimino, ma la squadra nerazzurra ha tentennato ultimamente, e non sarà facile riuscire a strappare punti in Sicilia. Se poi dovesse accadere quello che i tifosi rossazzurri – e il presidente Pulvirenti – sperano con ogni energia, allora non sarebbe così da pazzi immaginarsi la “musichetta” della Champions in quel di Catania nella prossima stagione.

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Alessandro Lelli