Sembra quasi una di quelle barzellette che tutti conoscono: c’è un italiano, un americano e un tedesco. Che in quel di Roma si trasformerebbe tranquillamente in un italiano (Andreazzoli), un americano (Pallotta) e… uno sceicco (che no, non è quello della foto). E’ appena arrivato, si chiama Adnan Adel Aref al Qaddumi al Shtewi, e stando alle ultime notizie è con un piede e mezzo all’interno delle faccende giallorosse. In teoria, in questa barzelletta ci sarebbe anche un boemo, ma… lui ha fatto da protagonista prima, adesso non c’è più, anzi: c’è ma non si vede, è sotto contratto ma non lavora, e dunque, in questa barzelletta, non c’è più spazio per lui.
Chiedo scusa: in questa storia non c’è più spazio per lui. Perché questa assolutamente non è una barzelletta, ma una vicenda piuttosto seria e interessante: la Roma ha un nuovo socio. Tale Al Qaddumi, infatti, sceicco Giordano di estrazione ma nato in Palestina, sembra proprio che presto, negli ambienti capitolini, farà parlare molto di sé; la sua è una passione per il Belpaese, e per l’Urbe in particolare: trenta dei suoi cinquantaquattro anni li ha vissuti in Italia, e proprio nella Capitale ha provato spesso a far fruttare il suo patrimonio di petrodollari. Proprietario dell’Amyga Srl, azienda con sede legale a Roma, Al Qaddumi è stato già interessato, in passato, all’acquisizione di due società capitoline: l’Acquamarcia e l’Hotel Eden. Senza fortuna. Adesso, invece, la grande occasione: la Roma ha detto sì, lo sceicco entra in gioco, anzi, in campo: il suo investimento sarà ingente, circa cento milioni di euro, un po’ utili per la ricapitalizzazione del club, un po’… ovviamente, da spendere sul mercato.
Certamente, è ancora presto per dare il tutto per fatto: come dichiarato dalla Roma stessa, “l’efficacia (dell’accordo tra le parti, ndr) è subordinata all’avveramento di determinate condizioni, secondo una tempistica ad oggi non prevedibile”, e dunque: bisognerà capire le reali intenzioni dello sceicco, le sue tempistiche, le sue modalità, prima di consegnargli materialmente un pezzo di As Roma tra le mani.
Fatto sta che il signor Al Qaddumi è interessato per davvero alla società giallorossa, e il suo interesse è l’evidente dimostrazione che il marchio Roma, nel mondo, attira l’attenzione. D’altronde, è stata da sempre una chiara politica societaria lo sfruttamento del marchio stesso, il suo sviluppo, l’estensione di una società che ora come ora abbisogna di più forze unite per riuscire a ritagliarsi uno spazio importante all’interno del panorama calcistico mondiale. Perché la Roma, per quanto fascino emani e abbia, in passato, emanato, è stata in questi recenti anni condizionata dalla evidente mancanza di chiare possibilità di sviluppo. Il declino della famiglia Sensi, il fare obbligatoriamente di necessità virtù, il non poter rispondere sempre “presente” alla richiesta di una tifoseria ambiziosa di natura, sono stati fattori eloquenti, indicanti la crescente e continua necessità di un aiuto esterno. Vero, concreto.
Da queste esigenze, la vendita del club, e la nuova filosofia a stelle e strisce; un new deal, una nuova politica economica, che punti a basare tutta la sua forza sull’unione… di forze. Ed ecco allora che affianco agli americani appare, tutt’ a un tratto, lo sceicco. Reale, materiale, in carne e ossa: non come i russi di qualche anno fa, che – lo ricorderete – pure la fecero un’offerta, salvo poi tirarsi indietro e correre via a gambe levate per chissà quale reale motivo. No, no: lui c’è, lo sceicco. E’ presente, e vuole far sua una parte di As Roma. E viceversa: vuole che una parte di As Roma porti il suo nome, da qualche parte, impresso in qualche registro, o stampato sui segnanomi che indicano il proprietario di tale scrivania.
Uno sceicco a Roma, dunque; bene che ci sia se servirà ad accrescere il calcio italiano e a riportare i campioni da questa parte. Bene che ci sia se contribuirà a sviluppare sport, passione, e a far girare meglio, perché no, anche l’economia. Bene che ci sia se riuscirà nell’intento di aiutare lo sviluppo di una società e aiutarla magari a crescere, e a farla ambire concretamente a un posto di rilievo tra le grandi del globo pallonaro.