Rugby: il punto sul Sei Nazioni (2a giornata)

È ormai passato qualche giorno dalla seconda giornata del Sei Nazioni 2013, l’occasione è ghiotta per fare un bilancio, sulla scia dell’azione e dei risultati del weekend. Una sola squadra al comando, una sola squadra a punteggio pieno: solo l’Inghilterra può alimentare il sogno del Grande Slam, perché tutte le altre hanno perso almeno una sfida. Il XV di Lancaster non è immune da difetti, ma caratterialmente e tecnicamente è in grado di completare l’impresa, a certe condizioni.

Cosa serve per completare il filotto e chiudere a punteggio pieno? La solidità mentale, innanzi tutto, non manca a questa Inghilterra, che settimana dopo settimana cementa le sue certezze, forte di un campionato economicamente in difficoltà rispetto al Top 14 francese ma in grado di crescere i giovani e farli maturare subito, con punte d’eccellenza che si fanno valere anche in Heineken Cup. L’ex Director of Rugby dei Leeds Carnegie sta inoltre costruendo in prospettiva futura, con la Coppa del Mondo 2015 organizzata in casa che fa l’occhiolino alla crescita di Farrell e degli altri giovani. Vero, Farrell: per chi ha compito 21 lo scorso 24 Settembre, il secondo Sei Nazioni da titolare all’apertura è un grossa responsabilità, ma il piede e la testa sono quelli giusti. Il roster sembra del resto completo in tutti i reparti.

Da sempre, la nazionale inglese è abile in un aspetto non trascurabile del gioco. Studiare, capire il direttore di gara, anticiparne  (quasi) le mosse, il metro di giudizio. Contro l’Irlanda se ne è avuta una dimostrazione pratica, allorché il francese Jérôme Garcès ha lasciato che certi comportamenti non venissero sanzionati coi cartellini, scelta discutibile ma ben interpretata da Cole e compagni.

E le altre? Detto di chi ad oggi di questo torneo sembra la regina, la seconda giornata ha regalato all’Irlanda il primo stop stagionale. In casa, dopo il successo del Millenium Stadium di Cardiff, i verdi erano dati non favoriti ma alla pari con l’ingombrante vicino di casa, anche perché il livello di certi interpreti è davvero alto. Peccato per O’Driscoll, che non ha bissato (sul campo) l’ottima prova del primo turno, ma globalmente la squadra è caduta nella trappola inglese: tanti avanzamenti, poca concretezza. Soprattutto nel primo tempo, il XV irlandese ha conquistato molte touche da calcio di punizione nei 22 inglesi, occasioni non sfruttate. Contro le grandi, in qualsiasi sport (specie nell’elite del rugby) sono cose che si pagano. L’infortunio di Sexton ha fatto il resto, perché è vero che O’Gara è ancora un grandissimo e sostanzialmente un lusso come riserva, ma la giornata non era quella giusta.

La Francia, a Parigi, ha vissuto un’altra giornata nera, cedendo di fronte al Galles. Bravi i ragazzi di Howley a punire le incertezze dei transalpini, incapaci di andare a marcare e a segno solo con due penalità di Michalak. L’ovazione dello Stade de France all’ingresso di Parra al 55′ al posto di Machenaud è un segno del momento, della voglia del pubblico di vedere altri giocatori al posto di quelli scelti da Saint-André come titolari. Non facile il lavoro per l’ex Sale Sharks, anzi: la stampa d’oltralpe ce la mette tutta nella critica, a volte esagerando. Certo, le pecche di questa Francia sono sotto gli occhi di tutti e di fatto molti tifosi pagherebbero per rivedere quel XV balbettante ma grintoso dei Mondiali 2011, vicecampione del mondo. Il Galles va decifrato, perché la ripresa di Cardiff e gli 80′ di Parigi dicono tutto e dicono niente.

Affronteranno l’Italia, i gallesi, all’Olimpico. Un’Italia di nuovo allo specchio, un’Italia che si vede brutta e bella allo stesso tempo. Perché in fondo ci deve essere una via di mezzo fra il trionfo sulla Francia e il disastro di Murrayfield. Parola forte (l’abbiamo usata anche nel video, perché di disastro trattasi), parola adatta. Orquera è tornato sui livelli che tante critiche gli erano valsi, gli azzurri hanno patito e sofferto in ogni fase del gioco, in qualsiasi fondamentale. Meglio nella forza fisica oltre che nella tattica, gli scozzesi hanno messo a nudo i difetti di chi può vincere o perdere (e perdere male) contro chiunque, e la critica ora dovrebbe alzare la voce. Bizzarro comportamento, quello di molti media italiani, che “scoprono” la palla ovale con il successo sui francesi, e se ne dimenticano subito dopo i ko.

I francesi forse esagerano, ma in fondo nel bene o nel male della nazionale parlano sempre. Senza lesinare critiche e stoccate quando serve. Arrivederci, perché ora si torna al rugby di club e il Sei Nazioni s’è preso due settimane di pausa.