Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei grandi campioni che hanno fatto o che faranno la storia del calcio russo. Oggi tocca a Roman Shirokov, colonna portante del centrocampo (e dello spogliatoio) dello Zenit San Pietroburgo e perno della nazionale guidata da Capello.
Segna, fa segnare, regala emozioni incredibili. L’uomo che tutti gli allenatori vorrebbero poter avere in squadra, l’uomo che tutte le donne vorrebbero sposare. Roman Shirokov è molto di più di un semplice calciatore: ogni suo tocco illumina la scena, ogni sua scelta non è mai immotivata, ogni sua azione è un connubio equilibrato di testa, piede e cuore. E fuori dal campo? Personaggio schivo, ma non introverso. Scontroso, ma simpatico. La sua caratteristica principale? Il non essere mai banale.
Seguire su twitter Shirokov è la prima cosa che un utente (anche alle prime armi) del web dovrebbe fare. Ci saranno pure quelli che vorrano provare a mettergli i bastoni tra le ruote ma lui risponderà sempre per le rime, senza peli sulla lingua e con una nomea da “trollatore” che in molti gli invidiano. Ultima, in ordine cronologico, è la polemica con quelli della Dinamo. La società del presidente Soboljev ha deciso, per via di un’amichevole con lo Steaua, di non lasciare i suoi giocatori di spicco alla nazionale di Fabio Capello. Lui avrebbe potuto infischiarsene, soprassedere, pensare ad altro. E invece no, doveva scrivere qualcosa a riguardo. Non ci ha pensato su due volte, infatti, e ha ironizzato, esaltando come la Dinamo stesse preparando intensamente le coppe europee (alle quali però, a febbraio, non parteciperà).
Le parole di Shirokov fanno sempre scalpore. Dopo la gara d’esordio di Austria e Svizzera 2008, persa con la Spagna 4-1, Roman fu l’unico bersaglio di quella sconfitta. Tutta la stampa lo prese a pallate, Hiddink lo tolse completamente dalle sue rotazione e la Russia vinse tutte le altre partite, uscendo di scena ancora contro la Spagna. Da quel momento, Shirokov è divenuto il pilastro della nazionale, e lo è tutt’ora.
Molto lo si deve al cambio di ruolo. Con Advocaat Shirokov giocava come centrale difensivo, ruolo dove faceva il compitino ma non esaltava. La linea mediana era occupata da Tymoschuk (giustamente intoccabile), Denisov (eroe di Manchester) e Zyryanov (decisivo adesso, potete pensare allora). L’addio dell’ucraino e l’arrivo di Spalletti sono coincisi con la definitiva maturazione di un grande talento, un giocatore tecnico ma allo stesso tempo intelligente e di personalità.
Shirokov, come detto, parla tanto fuori dal campo, senza risultare però noioso e ripetitivo: tutti, in fondo, apprezzano le sue uscite ironiche, scherzose, che fanno bene al mondo del calcio, spesso troppo pieno di tensione al di fuori del rettangolo di gioco. A inizio stagione la Dinamo (dove gioca l’amico Kokorin, altro twitteromane) aveva iniziato con 5 sconfitte di fila. Proprio al termine dell 1-2 interno con il Terek Grozny, nonostante Shirokov fosse a Makhachkala a preparare la partite serale con l’Anzhi, non ha potuto esimersi dal commentare, scrivendo sulla propria pagina di twitter “Динамо-неплохой старт”, ovvero, “Dinamo, inizio niente male”. Merita inoltre una menzione il gesto degli occhiali fatto all’arbitro durante la sfida con l’Anderlecht nei minuti finali, unica nota spiritosa di un gara orribile per la squadra di San Pietroburgo.
Ma in campo è tutta un’altra musica. Roma si isola da tutto il resto, danza sul manto erboso alla ricerca delle trame di gioco più disparate. Con la sua tranquillità disarmante cerca d’essere d’aiuto al compagno e funzionale per la squadra. Dotato di un piede magico e di un cervello dove si fondono tutte le possibili varianti di gioco, Shirokov è un top player. Ogni squadra lo vorrebbe. Anche per ironizzare contro i propri acerrimi nemici.
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