Accade oggi: la tragedia dei ‘Busby Babes’ del Manchester United

Il 6 febbraio del 1958 si consumò nel modo più tragico possibile la leggenda di una squadra, quella del Manchester United, formata da un gruppo di giovanotti che stava per diventare la compagine più forte del mondo, che aveva conquistato due campionati e che era un orgoglio per un intero movimento calcistico.

I ‘Busby Babes‘ (questo il nome coniato dal giornalista sportivo inglese Tommy Jackson in riferimento alla squadra allenata da Matt Busby e che, negli anni delle vittorie della First Division, la Premier League di allora, nelle edizioni 1955-1956 e 1956-1957 contava per lo più ragazzi di 21 e 22 anni) costituivano un gruppo di ragazzi pieno di vita, di speranze, di sogni divenuti polvere al vento nello schianto dell’aereo che li riportava a casa, nella tragedia più dolorosa nella storia del Manchester United e una delle più strazianti dell’intera parabola storica del nostro sport.

Morirono 23 persone. Fra loro, otto giocatori dei Red Devils (Roger Byrne (28 anni), Eddie Coleman (21), Mark Jones (24), David Pegg (22), Tommy Taylor (26), Geoff Bent (25), Liam Whelan (22) e Duncan Edwards (21)) e altri componenti dello staff tecnico della società inglese, e otto furono anche le vittime fra i giornalisti che accompagnavano il ritorno in volo della squadra (Alf Clarke, Tom Jackson, Don Davies, George Fellows, Archie Ledbrook, Eric Thompson, Henry Rose e Frank Swift, tra l’altro ex portiere del Manchester City). Di questi 23, 21 morirono sul colpo, mentre Kenneth Rayment, il capitano dell’aereo, e lo stesso Duncan Edwards non riuscirono della difficile sfida di sopravvivere alle ferite riportate nello schianto.

Fra i sopravvissuti, proprio colui che guidava questi straordinari ragazzi, Matt Busby, l’esempio per tutti loro, colui che dieci anni più tardi, in compagnia di giovanotti altrettanto promettenti quali Bobby Charlton, Denis Law e George Best, regalò al club di Manchester la sua prima Coppa dei Campioni, la prima nella storia del calcio inglese, quel calcio che piangeva ancora i sui giovani eroi e che a loro dedicò la vittoria. Un copione scritto dalla mano del destino e che nasconde in se’ una sublime quanto tragicamente disarmante fatalità, un passato che torna, sempre e comunque, nella memoria degli appassionati e di chi ha ancora la voglia di conservare i valori del ricordo e del rispetto in un mondo sempre più scarno di emozioni.