Home » MundoCanteras – Un sentimento chiamato Espanyol

Quando si parla di Barcellona, a tutti viene in mente l’enorme serbatoio di giovani talenti che ha dato alla luce una delle squadre più forti degli ultimi anni. Non tutti sanno che, nella stessa città, esiste una realtà molto meno rumorosa a livello mediatico che sta sfornando calciatori interessanti sotto tutti i punti di vista.

Nella città sportiva di Sant Adrià de Besos (Barcellona nord) crescono i piccoli campioni dell’Espanyol. La società ultra centenaria possiede uno staff che cura e controlla i ragazzi sin dai primi calci e intreccia allenamenti e attività scolastiche in modo tale da non creare delle macchine da gioco da cui trarre solo vantaggi economici. La solidarietà, la lealtà, la semplicità e il rispetto sono le basi con cui crescono i ragazzi, accomunandoli così in un sentimento comune nelle varie fasi della crescita calcistica. Ecco spiegata quella forza che spesso viene fuori nei momenti più difficili.

Ogni anno ci sono più di 600 iscritti alla scuola calcio e il rapporto istruttori-famiglia è fondamentale. Una grande famiglia, appunto, che cerca di tirare su delle persone prima ancora che dei calciatori. Il contesto di professionalità con cui si svolgono le varie attività fa in modo da creare un sentimento forte che non li abbandonerà mai più. Gradualmente, durante le varie fasi della vita, viene curata un’attentissima preparazione fisica, tecnica e tattica. Viene data molta importanza al gioco d’insieme con il coordinamento che migliora più rapidamente.

Naturalmente, il confronto con i cugini del Barça può essere azzardato, tenendo conto dei risultati ottenuti da questi negli ultimi anni. Il potenziale del RCD Espanyol, comunque, non è da sottovalutare. Giovani molto interessanti si sono affacciati nel mondo del calcio che conta. Una delle bandiere del club catalano è certamente l’ormai trentaseienne Raúl Tamudo, prodotto del vivaio, ha deliziato i propri tifosi sin dagli inizi del 2000, trascinando il club alla vittoria di 2 coppe di Spagna (2000 e 2006) e laureandosi con 112 gol come miglior marcatore della storia dell’Espanyol. Altro nome importante è certamente Joan Capdevila. Nato nel 1978, dopo le giovanili catalane ha giocato una sola stagione (1998-1999) realizzando 29 presenze e 4 reti per poi passare nelle file dell’Atlético Madrid e diventare in seguito una pedina importante della nazionale spagnola. Giovani con un futuro molto promettente sono anche Javi Márquez (1986) centrocampista, attualmente in forza al Mallorca; Álvaro Vázquez (1991), attaccante con 2 stagioni e 10 gol all’attivo, oggi punta di spicco del Getafe; Sergio Tejera (1990) centrocampista con trascorsi nelle giovanili del Chelsea, da quest’anno in forza alla prima squadra; Kiko Casilla (1986) portiere, nelle giovanili tra Real Madrid ed Espanyol, ricopre questa stagione il posto da titolare grazie a delle prestazioni notevoli (in particolare nel recente pareggio proprio al Bernabeu) che hanno dimostrato tutto il suo talento. Raúl Baena (1989) centrocampista di origine andalusa, inizia le giovanili con il Malaga passando per il Barcellona e infine con l’Espanyol B; nel 2009 debutta con la prima squadra, contro il Villarreal, diventandone presto parte integrante; Dídac Vilà (1989) terzino sinistro di pura “cantera” Espanyol, nella stagione 2010/11 viene acquistato a titolo definitivo dal Milan e facendo parte della rosa che vinse quello scudetto. L’anno seguente viene ceduto in prestito di nuovo all’Espanyol per una stagione. Attualmente è alle prese con una pubalgia che purtroppo lo terrà lontano dai campi di calcio per alcune settimane.

Il club, in questo periodo, è in una grave situazione economica (soprattutto dopo la costruzione del nuovo stadio di Cornellà el Prat). L’ex presidente Daniel Sánchez Llibre ha puntato forte insieme a Ramon Condal e Joan Collet (attuale presidente) sul serbatoio del settore giovanile, nel quale il club investe molto.

Questi sono alcuni dei nomi di rilievo che il vivaio “bianco-blu” ha scoperto. Molti altri, sicuramente, avranno spazio nelle pagine di storia del calcio; un calcio che in questo periodo non sembra dar valore ai sentimenti. Si consideri che questi nomi sono, quasi tutti, di origine catalana, tutti dunque legati da quella “força d’un sentiment” che li ha spinti sin da piccoli verso un obbiettivo: diventare dei professionisti del calcio giocato e della vita.