Ezequiel Schelotto nel mirino del ciclone. L’esterno italo-argentino, in forza all’Atalanta, è stato contestato dai tifosi orobici per lo scarso impegno dimostrato negli ultimi tempi. Cercato dall’Inter, il ragazzo sta spingendo per la cessione e la società nerazzurra ha deciso di non utilizzarlo almeno fino al 31 gennaio. Abbiamo chiesto un’opinione sulla vicenda a Paolo Foglio, ex terzino destro della Dea, uno che l’ambiente bergamasco lo conosce come le sue tasche…
Paolo, Schelotto riuscirà a riconquistare la fiducia dell’ambiente se il trasferimento all’Inter non dovesse concretizzarsi?
Nel calcio bastano due partite fatte bene e tutto si aggiusta. Il problema è un altro: l’Atalanta è una società importante, tra le migliori di Italia, ma è chiaro che l’Inter è l’Inter. Quando ti arriva la proposta di uno dei club più prestigiosi al mondo, la testa smette di funzionare. E’umano.
La società come deve comportarsi in questi casi?
Esattamente come sta facendo. E’giusto non farlo giocare finché la situazione non sarà chiarita.
Nel frattempo Stefano Colantuono è sempre più saldo sulla panchina dell’Atleti Azzurri…
E’un allenatore preparato, non ha mai tradito le attese e la piazza lo adora. Perché cambiare? Anche quest’anno l’Atalanta è partita coi botti; adesso ha rallentato un po’, ma sono convinto che Colantuono non avrà problemi a condurre la Dea verso la salvezza.
Da un’ex all’altra: a Genova, sponda rossoblu, non se la passano bene…
E’lo stesso discorso che facevamo sopra. Far punti nelle prime giornate è importantissimo, perché spesso indirizza il tuo campionato in un senso o nell’altro. Vestire la maglia del Genoa da terzultimi in classifica non è semplice: il pallone scotta e quello stadio mette una pressione enorme. Anche in questo caso, però, sono fiducioso. Se prendiamo i singoli, Ballardini ha una squadra da Europa League. E poi, fatemelo dire, il Genoa in Serie B sarebbe una tragedia per il calcio italiano.
Paolo Foglio, cambiamo argomento: cosa fa nella vita?
Alleno il Colle Alto, Seconda categoria bergamasca. Non è semplice perché si tratta di gente che lavora e magari non ha molta voglia di correre la sera durante gli allenamenti. Bisogna fare tanti sacrifici, però le gratificazioni non mancano.
Allena solo per divertimento oppure ha l’ambizione di scalare le categorie?
Senza ambizione non si vive. Per ora mi diverto così, ma punto sempre a migliorarmi e spero di raggiungere i livelli che ho toccato da calciatore. L’importante, comunque, è credere in ciò che si fa, a prescindere dai palcoscenici e dalla notorietà.
Da ex terzino destro, cosa pensa degli attuali interpreti del ruolo?
C’è crisi, ormai è una sentenza che va bene per tutto (ride n.d.r.). Scherzi a parte, qualche anno fa c’erano molti più specialisti nel ruolo. Sa da cosa dipende? Dalla mentalità italiana. Non facciamo giocare i giovani e preferiamo loro un sudamericano, magari anche scarso, ma con il fascino del cognome straniero. Bisogna prendere esempio dal Milan, che ha stravolto la sua politica e presto ne ricavera i frutti.