Il walzer delle punte spuntate

Ve lo confesso: scrivere di mercato mi dà il più delle volte una noia che non immaginate. Il perché è semplice: le chiacchiere rimbombano, le voci rimbalzano, le dichiarazioni infervono, le trattative producono mella mente dei tifosi voli degni del miglior Pindaro. Poi, alla fine, soprattutto di recente accade che… flop. Buio pesto: le voci ritornano nella gola, le chiacchiere diventano imprecazioni, il campione a basso costo si rivela un bidone clamoroso, e si è punto e daccapo.

Da qui, la mia crisi da pagina bianca. Perché dico: vale veramente la pena scriverne? Questo mercato va davvero raccontato? Per dovere di cronaca, sì: ed è quello che da brava redazione, in questi giorni stiamo facendo e che nei pomeriggi caldissimi di fine gennaio faremo con tantissimi inviati negli hotel milanesi. Inviati che filtreranno le notizie, divideranno i fatti dalle chiacchiere, proveranno a riconoscere le trattative vere, e ve le annunceranno pure, così come sono, senza costruirci discorsi attorno utili a creare polveroni, a elargire meriti e a concedere marchette.

Va raccontato, dunque, e ve lo racconteremo, come detto. Ribadisco, però, il “dovere di cronaca” che ci impone di parlarne; vi giuro, infatti, che date le goliardiche trattative in entrata e le continue cessioni illustri, è veramente difficile trovare le giuste motivazioni. Capitemi: o meglio spiegatemi. Spiegatemi il senso, per esempio, dell’acquisto di Anelka da parte della Juve. Io, davvero, non lo capisco: sembra un Bendtner-bis. La Vecchia Signora va a caccia di un attaccante da venti reti a stagione e… va fino in Cina a prendersi una punta quasi al tramonto della sua carriera che di media ne segna meno della metà? Oppure, spiegatemi la grande voglia di… Kakà del Milan. Fermi con le battute, qui la cosa è seria: è con il ritorno di Kakà che i rossoneri hanno intenzione di tornare a far riecheggiare il proprio nome in tutto il mondo?

Spiegatemi, inoltre, la capacità dell’Inter di abboccare a qualsiasi tipo di fantasticheria che le viene proposta. Sì, insomma: i nerazzurri, a furia di puntare sull’indiscutibile promessa straniera, si trovano con i vari Coutinho, Jonathan, Pereyra e via discorrendo i quali, puntualmente, rivelano la loro vera natura: non bidoni, ma giocatori… normali. Non da Inter. E povero Strama: poi, alla fine, va a finire che è pure colpa sua se il biscione non fila spedito. (Schelotto, sì, sarebbe un bel colpo, ma non sarebbe, neanche lui, un botto di mercato).

Juve, Milan, Inter, dunque; ma anche Napoli (arriva Radosevic) Roma (preso Torosidis), Lazio (si punta Quintero) e via discorrendo. Buoni acquisti, nessuna garanzia certa. L’unica che ci ha fatto un po’ esaltare, la Fiorentina: grazie, Viola, per il meraviglioso ritorno del Pepito nel Belpaese. Grazie, davvero, perché per il resto… carestia. Profonda carestia. Di colpi veri, neanche a parlarne; di promesse tante, alcune che magari riusciranno ad affermarsi (vedi Marquinhos, preso in estate dalla Roma e già un campioncino a 18 anni) , altre che rimarranno miseramente tali. Certo, c’è crisi, è vero, lo sappiamo; la fiscalità è alta, la moneta non gira, il campione non arriva, il calcio chiacchierato ne risente, il giornale non si vende. Peccato. Oppure, pensateci… per fortuna! Vuoi vedere che magari si riesce a ritrovare il gusto del calcio giocato?

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Alex Milone