Dieci domande a Enrico Preziosi

Destinati a soffrire. I genoani, purtroppo per loro, viaggiano con questa convinzione da ormai un ventennio: retrocessione in Serie B, la risalita che non arrivava mai e l’incubo della C, l’attuale Lega Pro, vissuto dopo aver pianto di gioia in una notte che doveva valere il ritorno tra i grandi. Enrico Preziosi, da quel giorno, di cose buone ne ha fatte, ma ormai i clamorosi disastri degli ultimi tre anni stanno cancellando ogni ricordo positivo. Se il numero uno dei giocattoli fosse una donna, gli amanti del masochismo le farebbero la corte fino a impazzire. L’arte di distruggersi con le proprie mani, si sa, fa ancora breccia in alcuni cuori, ma nel calcio non conquista nessuno. Parliamoci chiaro: il proprietario dei grifoni sta sbagliando il possibile e anche l’impossibile, rivelandosi totalmente incompetente in materia “pallonara” e calpestando il fascinoso orgoglio della squadra più antica di Italia. Mi ripeterò, scriverò cose di cui ho già discusso in altri editoriali e che molti colleghi hanno trattato in maniera più o meno simile. Insomma, argomenti triti e ritriti, ma che non riesco comunque a spiegarmi. Dovessi intervistare Enrico Preziosi da Avellino, gli farei queste dieci domande:

1 – Boateng, El Shaarawy, Bonucci, Ranocchia, Viviano, Destro, Tachtsidis, Acerbi, Floccari: gente mai sfruttata e venduta a prezzi, fatto salvo per alcune eccezioni, più o meno modici rispetto al loro valore. Perché tale smania di aiutare il potere che di aiuti ne avrebbe meno bisogno del Genoa? Perché questo “robinhoodismo” (ho coniato un termine che al vicedirettore Pietro Luigi Borgia non piacerà sicuramente) all’incontrario?

2 – Perché disfarsi subito di alcuni ottimi uomini mercato, vedi Lo Monaco e Sogliano, e uccidere in partenza progetti interessanti?

3 – Capozzucca, al contrario, cosa ha mai fatto per meritarsi la riconferma fino a pochi mesi fa?

4 – Perché nel 2011 è stato silurato un tecnico, Ballardini, che in un solo scorcio di stagione aveva ottenuto risultati importanti e affidarsi a un altro, Malesani, che vanta più esoneri di mio cugino a Football Manager?

5 – Perché per la stagione 2011/2012 è stata creata una squadra così scarsa? Pratto e Caracciolo centravanti titolari, gli attempati Dainelli e Kaladze a gestire la retroguardia e il sopravvalutato Kucka ad impostare: cosa si pretendeva?

6 – Perché in quello stesso anno è stato rimpiazzato un Malesani che, incredibilmente, stava facendo il massimo con il materiale a disposizione?

7 – Perché tale sorte è toccata nell’ottobre 2012 a Gigi De Canio? La rosa era di poco superiore alla precedente, eppure il Genoa se la giocava con tutte. Un incidente di percorso, contro una Roma che quando è in palla fa male a chiunque, ha modificato gli umori del presidente.

8 – Per quale motivo Delneri, che nelle prime otto panchine grifoni ha collezionato sette sconfitte, ha mantenuto il suo posto salvo poi perderlo dopo che nel mercato di gennaio gli si stava costruendo una squadra su misura?

9 – E’ logico scegliere di privarsi dei due difensori centrali titolari, Canini e Granqvist (lo svedese non è ancora partito ma sembra vicino a farlo), peraltro di valore, da terzultimi in classifica?

10 – Perché tutto questo? Perché rimproverare i tifosi per le contestazioni alludendo al fatto di aver realizzato chissà cosa? Già, ma cosa?

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Francesco Loiacono