Bradford, dietro l’impresa la meraviglia di una storia commovente
Il Bradford ha firmato ieri una delle più belle e inaspettate imprese sportive degli ultimi anni, qualificandosi da squadra militante nella League Two (la quarta serie inglese) alla finale della Capital One Cup, dopo aver eliminato nei quarti di finale e nella semifinale rispettivamente Arsenal e Aston Villa, non proprio i club meno prestigiosi d’Inghilterra.
Ma dietro un’impresa così bella e pulita, ci sono sempre storie che vale la pena raccontare. Una di queste riguarda il piccolo Jake Turton, oggi 9 anni, ma che ha alle sue spalle una storia tanto tragica quanto da uomo molto più adulto della sua reale età. A Jake infatti, come riporta il portale quellichelapremierleague.com, tre anni fa fu diagnosticato un tumore al cervello con aderenze alla spina dorsale. Dieci settimane di coma farmacologico, interminabili sedute di chemioterapia non hanno fermato Jake che, dopo essere stato costretto a imparare di nuovo a camminare e a parlare, ha definitivamente sconfitto il cancro ed è tornato a vivere.
Il capitano del Bradford City, Gary Jones, non si è dimenticato del piccolo Jake al termine della storica partita del Villa Park che ha sancito la qualificazione in finale dei giallorossi d’Inghilterra e, al fischio finale, si è fiondato in tribuna dove il piccolo speciale tifoso attendeva i propri beniamini: quel bacio sull’innocente testa rasata e quella maglia regalata a un bambino finalmente felice hanno commosso una nazione intera e hanno finalmente reso lo sport in grado di regalare un sorriso.
Tra l’altro, Jake è stato nominato ufficialmente mascotte della squadra, dopo la richiesta del padre: “La lista dei ragazzi che vogliono essere mascotte della squadra è lunga e sinceramente credevo che la nostra richiesta non avrebbe potuto giustamente essere accolta. Ma ci abbiamo provato, Jake è un tifoso del Bradford da quando era piccolo. Hanno risposto di sì ed è stato meraviglioso“.
Il 24 febbraio, a Wembley, in occasione della finale, Jake ci sarà, pronto a sorridere ancora e a tifare i propri beniamini e a godersi lo spettacolo dello sport, più vivo e felice che mai.