L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica è il titolo di un famoso libro di Walter Benjamin, filosofo e critico tedesco fra le menti più geniali e originali del Novecento. Da lì verrebbe voglia di partire, perché viviamo in un’epoca contrassegnata dalla multimedialità, in un bombardamento di informazioni, che ci sottopone a migliaia di stimoli, giorno dopo giorno.
Nelle ore libere da lavoro e/o studio, l’appassionato di sport (non solo calcio…) in generale ha l’imbarazzo della scelta. Fra internet, pay tv e piattaforme multimediali sui telefoni cellulari, in qualunque momento della giornata e a qualsivoglia ora, ecco che sappiamo subito cosa ha fatto il Sidney di Del Piero, o come sono messe, casomai ci interessasse, Yehuda e Sakhnin nella Ligat ha’Al israeliana. Gli stimoli, ora che le opere si possono riprodurre (e checché se ne dica, la penetrazione di Westbrook e la geometria di Pirlo opere d’arte sono), avvicinano i vari capi del mondo. Non esiste più il concetto di distanza, almeno non come l’hanno conosciuto non dico i nostri nonni, ma neanche i nostri genitori.
Le comunicazioni di massa, dunque, nel massimo dello splendore. Bello infatti poter tifare il Leeds United dall’Italia, senza dover attendere l’aggiornamento dei risultati sul televideo come si faceva da bambini. O conoscere già il nuovo straniero perché lo si è già visto svariate volte in azione magari nella lega greca. Lo sport però è anche bello dal vivo, lo sport come l’arte. Non si spiega altrimenti il successo dei concerti o delle esposizioni museali di artisti e opere che si potrebbero vedere facilmente con due click sul mouse. In un mondo globale, è bene guardare oltre il proprio naso, ma senza perdere di vista cosa c’è vicino.
Se allora i campionati anche italiani più bazzicati dai media rischiano tutto tranne che di essere trascurati (questione di gusti: se non mi piace, cambio canale), o magari gli stadi di Serie A non ci attraggono tantissimo, cosa fare? Come fare? Il consiglio, in una Domenica di sport qualsiasi – Quando sento le campane la Domenica mattina, cantava qualcuno – è aprire le pagine finali di un giornale locale. Lì, verso quegli eventi dal vivo che rendono tutte le discipline a loro modo uniche. La partita di A2 di pallanuoto o di rugby, le Divisioni Nazionali A, B e C di basket, la pallavolo. E chi più ne ha più ne metta.
E andare alle partite, vederle anche dal vivo. Una sensazione grossa, potente, inimitabile. Nessun televisore potrebbe rendere la comunanza di sentimenti e storie che un campo di periferia, dove magari si sfidano sportivi che nel loro settore sono al vertice, può raccontare, regalare. Conoscere magari persone, visitare gli impianti di quel magico mondo che è la provincia italiana. Campi contesi, perché non bastano mai. Spalti preziosi, meno pieni di altri, ma locus amoenus dell’appassionato. O del semplice curioso, come ci auguriamo siano i nostri lettori.
Noi, per quanto possibile, cerchiamo di raccontarvi tutto (MondoSport serve a questo). Per quanto possibile, per quanto fattibile. Il resto sta alle persone, che possono colorare la loro Domenica con uno fra le decine di eventi sportivi dal vivo disponibili, a livello professionistico e dilettantistico, a livello locale. E magari comprare una bibita o un panino in loco, aiutando l’economia sempre più in crisi dei club che non attraggono i riflettori. Vuoi mettere tornare in poltrona alle tre del pomeriggio dopo aver passato una mattinata di sano sport all’aria aperta?