I nuovi talenti non sognano più l’Europa

C’era una volta l’Europa, una terra promessa che i giovani talenti brasiliani sognavano sin da piccoli mentre muovevano i primi passi nei polverosi campetti di periferia.

Dagli anni 80 fino a qualche anno fa l’ambizione di ogni giovane calciatore brasiliano era quella di potersi esprimere, il prima possibile, nei più ambiti campionati europei come quello italiano, spagnolo o inglese.

Florenti gioielli grezzi approdavano nei club di tutto il Vecchio Continente. Per l’Italia basti pensare, trent’anni fa, a Junior, Falcão, Sócrates e Zico, oppure, in seguito, a Ronaldo, Rivaldo, Ronaldinho e Kaká. Emigrati con l’ambizione di sfondare nella professione di calciatore ed ottenere uno stipendio che li mettesse in grado di migliorare la loro condizione di vita.

Oggi però la musica è cambiata e le partenze si sono notevolmente ridotte. Il fascino del calcio europeo non è più lo stesso e diventa quindi difficile e soprattutto costoso acquistare giocatori brasiliani.

Basti pensare, su tutti, a Neymar, il miglior talento brasiliano del momento, ma anche a Paulinho, Casemiro, Ganso, Damião. L’unico ad aver ceduto alle lusinghe europee è stato Lucas, ma il suo è stato un caso a parte. Ci sono voluti gli sceicchi del Psg, con un assegno di 45 milioni di euro per separare il funambolo dal São Paulo.

A questi vanno aggiunti i rientri di altri campioni che improvvisamente ambiscono a tornare nel Brasileirão, considerato un tempo solo un campionato mediocre, miscuglio di giovanissime promesse e vecchie glorie a fine carriera. Tra questi rientri ricordiamo: Pato, Ronaldinho, Fred, Luis Fabiano.

Il cambio di orientamento non è certo legato ad un improvviso patriottismo dei calciatori brasiliani, ma ad una somma di fattori che stanno creando la tendenza.

In primis la crescita economica del Brasile, iniziata nel 2010: il paese tra i più popolosi della Terra è oggi al sesto posto nella classifica delle potenze mondiali.

Altro fattore che ha portato numerosi imprenditori ad investire nel calcio brasiliano sono i due importantissimi eventi che metteranno in vetrina il paese nei prossimi anni, ossia i Mondiali di calcio nel 2014 e le Olimpiadi nel 2016. In pochi anni il Brasile si vedrà protagonista ed ospite delle due maggiori competizioni sportive del mondo. Manifestazioni che richiamano sponsor, capitali e business.

Un esempio lampante di questi nuovi e ricchi interessi nel calcio verdeoro è dato dall’ingresso di grossi gruppi finanziari o società di marketing per l’utilizzo dei diritti d’immagine dei calciatori.

Le squadre brasiliane, per competere con le offerte provenienti dal calcio europeo, arabo, russo e cinese, vendono i diritti dei propri tesserati a queste società che, sfruttando la forte crescita economica del paese sudamericano e i grandi eventi sportivi alle porte, sono disposte a investire grosse cifre sui migliori testimonial.

Un esempio di questo tipo è il Banco Santander, che ha chiuso un accordo con il Santos per lo sfruttamento dell’immagine di Neymar fino ai Mondiali del 2014. Accordi che permettono quindi alle società di elargire stipendi considerevoli in condizioni fiscalmente più fortunate di quelle europee.

Ai club italiani, quindi, restano poche possibilità per poter essere protagonisti nel mercato brasiliano. Inutile puntare su stelle già famose nel firmamento calcistico mondiale, ormai irraggiungibili per le casse del nostro pallone.

Meglio puntare sullo scouting, ovvero scoprire i giocatori prima degli altri. Questo vuol dire concentrare la propria rete di osservatori nel vasto scenario brasiliano, alla ricerca di talenti ancora lontani dal diventare campioni. Un esempio su tutti è stato Marquinhos della Roma, arrivato nello stupore generale pochi mesi fa e pagato solo 1,5 milioni dai giallorossi, ma già ricercato dal Chelsea con una offerta superiore ai 25 milioni.

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Francesco Filippetto