Juve, è crisi? Forse no

Non più tardi di otto giorni fa mi accingevo a scrivere l’editoriale di chiusura del capitolo “L’anno che verrà”, in cui ho provavo a ipotizzare quali potessero essere le sorprese calcistiche per il 2013.

Per quanto riguarda i campionati, tra cui anche quello della Serie A italiana, avevo sentenziato così: “Nei principali campionati europei nessuna sorpresa, quindi. Solo dimostrazioni di forza ineluttabili.”
Sono bastati questi ultimi otto giorni alla Juventus per smentirmi.

Un punto in due partite. Sconfitta in casa contro la Sampdoria in undici contro dieci e pareggio sudato a Parma. Lazio che si porta a meno tre, Napoli a meno cinque. Campionato riaperto.

Bene bene, direbbe qualcuno. Male male, dico io, viste le mie previsioni.

Eppure niente poteva far pensare a questo calo bianconero. La squadra di Conte viaggiava spedita, vinceva anche partite complicate come quella di Cagliari, seminava le avversarie mai continue e sempre alternanti al secondo posto. Nonostante le due sconfitte contro Inter e Milan, la Juve aveva fatto più punti della stagione precedente, conclusasi poi con la vittoria dello scudetto, e aveva sorpreso tutti resistendo più che bene al doppio impegno tra campionato e Champions League e alla mancanza del proprio allenatore in panchina.

Poi il blackout di cui sopra. Dobbiamo pensare che la Juventus sia attraversando una vera e propria crisi, dovuta ad una precaria condizione fisica di alcuni suoi uomini chiave come Vucinic e Vidal, agli infortuni di due pilastri come Chiellini e Marchisio e alla mancanza di Asamoah impegnato in Coppa d’Africa? O dal calo di rendimento dei vari Pirlo e Bonucci? O, ancora, dalla “pancia piena” che alcuni giocatori possono avvertire dopo la stagione vittoriosa dello scorso anno?

Può darsi, ma forse non sono questi i motivi del rallentamento della capolista.
Conte ha sempre detto che la sua squadra ha bisogno di correre ed essere aggressiva al 100% per vincere e ha costruito la sua squadra per esprimere al meglio queste caratteristiche: due incursori al fianco di un regista, due corridori sulle fasce pronti a raccogliere i lanci di Pirlo con i tagli alle spalle della difesa e due punte sempre in movimento. I sei ruoli fondamentali per il 3-5-2 di Conte, perché sono gli uomini preposti a fare le due fasi.

Per farlo, però, servono due cose: gambe e testa. Puoi avere quanta “gamba” vuoi, ma senza la “testa” giusta le gambe non girano a dovere. E forse il problema è proprio lì: adesso, con il solo campionato da giocare, la Juventus non sente la tensione necessaria.
Quand’è che la Juventus ha fatto vedere le cose migliori? Quando giocava ogni tre giorni, quando c’erano sempre più partite da preparare, quando la tensione si rinnovava e restava alta dopo ogni partita.

Adesso, magari, con un vantaggio che pareva rassicurante in campionato e con la Champions ancora lontana, nella testa degli uomini di Conte è subentrato quel pizzico di superficialità che ha permesso a Sampdoria e Parma di fare punti contro i campioni d’Italia e alla Lazio e al Napoli di riportarsi sotto in classifica.

La Juventus dello scorso anno ha costruito la sua vittoria sulla fame di vittorie e sulla cattiveria agonistica con cui affrontava ogni partita; questa, che forse di fame ne ha un po’ meno, ha bisogno di tenere alta la tensione nonostante non si giochi tutte le domeniche contro il Chelsea di turno.
Una squadra costruita sulle “gambe”, che riesce a correre solo con la “testa”.

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Francesco Mariani