Tanta passione in questo girone di andata. Tanto calcio, tanto divertimento, tante novità. Ora che il campionato ha percorso metà circonferenza, è utile fare un primo bilancio della situazione in una Serie A che, diciamolo, ci ha riservato alcune sorprese.
Non è il caso ovviamente della Juventus, che sorpresa non lo è affatto: anzi, è assolutamente scontato che sia lassù; organico superiore a tutte le altre, e una fame di vittoria che, nonostante sembra essersi leggermente placata rispetto alla passata stagione, riesce a fare ancora la differenza. Neanche è il caso della Roma, zemaniana per definizione: l’alternanza di risultati conseguiti – anch’essa scontata, considerando lo stile tutto attacco del boemo, da sempre maestro di spettacolo e di partite aperte anche sul 4-0 a dieci minuti dalla fine – la relega sempre lì, a un passo di distanza dalle grandi del calcio italiano. Grandi che sono, ovviamente, Napoli e Inter. Gli azzurri, forti nello spirito e nell’organico, ma piuttosto labili di testa: hanno passione, cuore, sostanza, ma una personalità bizzarra, proprio come quella di Mazzarri, tecnico bravo ma anche lui piuttosto lunatico nelle scelte, nelle decisioni, non sempre giuste, con la conseguenza che il Napoli lotta, se la gioca, ma spesso affoga nel classico bicchiere d’acqua. I nerrazzurri, condotti per mano da uno Stramaccioni indomito, bravo a tirar fuori da un gruppo, diciamolo, non eccezionale tutto ciò che si possa cavare, e forse anche di più. La Lazio di Petkovic, poi, sta giocando un grande calcio: Klose ed Hernanes fuoriclasse, il gruppo è compatto e l’allenatore biancoceleste sa il fatto suo.
Non sono, comunque, queste le sorprese di cui parlavo, e non lo sono neanche le varie Parma, Catania, Udinese, Bologna, Chievo, Atalanta: squadre abituate alla mezza classifica, chi in posizioni medio-alte, chi medio-basse. Un occhio di riguardo ai friulani: dopo le due scoppiettanti stagioni scorse, culminate con l’accesso in Champions League, sono partiti quest’anno in sordina, ma attenzione: adesso, senza Europa né Coppa Italia, e con un Muriel in più, possono provare a rifare il colpaccio.
La Fiorentina: lei è una… mezza sorpresa. Lo è perché le zone alte della classifica era parecchio che non le bazzicava con continuità; il fatto però che Montella abbia a disposizione un organico costruito con attenzione, e ideale per mettere in pratica il suo calcio dinamico, divertente e incisivo, fa sì che alla fine, l’esplosione della Viola, poteva tutto sommato essere ipotizzata. Il Milan, invece, indietro in classifica, non fa scalpore, considerando le cessioni illustri dell’estate scorsa (ah, giusto: Pato via, ecco, questo sì che è un qualcosa di assolutamente inaspettato).
Ma allora, queste sorprese? Ci siamo: il Pescara. Lo ammetto: a inizio stagione lo davo già per spacciato. Al giro di boa è… fuori dalla zona a rischio. L’organico non è eccezionale, ma di talenti ce ne sono, e stanno facendo parlare di sé: Celik, Weiss, Quintero, Bjarnason, la tenacia di Bergodi, quella prima di Stroppa (che ha pagato a caro prezzo le troppe chiacchiere negative e premature sul suo conto) hanno costruito una macchina no, assolutamente non infallibile, ma decisamente tenace, convinta, decisa a salvarsi e a rimanere nella categoria. E io sì, ho avuto l’ennesima dimostrazione: in questo bellissimo sport che è il calcio, mai, mai, dare qualcosa per scontato.
Sorprese, ma in negativo, sono invece le due genovesi: triste, tristissimo il derby giocato da ultima e penultima in classifica, bene per la città di Genova che la situazione stia pian piano migliorando. Da Genova tuffiamoci nel Mar Ligure direzione sud, oltrepassiamo la Corsica e approdiamo in Sardegna: Cagliari. Bello il filotto di risultati utili di qualche tempo fa, ma ci si aspettava qualcosa in più; la qualità c’è, Sau è un signor attaccante, e sono sicuro che nel girone di ritorno la compagine sarda saprà proporre un calcio bello e incisivo. Di nuovo dall’altra parte del mare adesso: di nuovo Toscana. Siena: rosa poco competitiva, attacco pressoché inesistente. Neto bella scoperta, ma l’impressione è che finirà subito a qualche big. Infine, un balzo al nord e uno al sud: Torino, squadra arcigna ma non così pungente, non facile fargli gol, ma anche difficile che ne faccia raffiche; e Palermo, preoccupante per il poco mordente che dimostra. Urgesi mercato di riparazione: la salvezza, quest’anno, non sarà facile da agguantare, e i rosanero rischiano.
Insomma, tirando le somme, possiamo affermarlo: il livello della nostra Serie A, nonostante le tante critiche, nonostante la fuga dei campioni, non sembra essersi livellato così tanto. Suvvia: c’è competizione, c’è voglia, c’è ambizione. D’altronde, i campioni non sono solo quelli che tutti già conoscono. Ogni squadra si cresce i suoi talenti, e punta diretta al suo obiettivo. Non mi sento, dunque, di essere così critico nei confronti del nostro bel campionato, anzi. Restate tranquilli, saranno diciannove giornate che ci faranno divertire.