In effetti è una domanda che dovremmo cominciare a porci.
In quest’ultima settimana, la redazione di MondoPallone ha provato a fare un po’ le carte a questo 2013, partendo dalla Coppa d’Africa con Elia Modugno, passando dal mondo dei giovani con Leonardo Peruzzi, dagli eventi sportivi che ci aspettano con Pietro Luigi Borgia e dal calciomercato con Alessio Milone, per concludere ieri con un’analisi sul mondo del calcio femminile con Matteo Portoghese.
Ci manca quindi, come argomento, analizzare quelli che potranno essere i vincitori, i protagonisti e le sorprese dell’anno nel mondo del calcio maschile.
Mondo che, come sappiamo, oltre che di pratica, è fatto di tanta teoria e tante parole. Tutti, esperti o pseudo tali, parlano, tutti scrivono e tutti danno opinioni su questo o su quell’altro argomento. Si discute, si dibatte, cercando di convincere il proprio interlocutore o lettore dell’idea che si sta esponendo.
In questo turbinìo di contraddittori, però, ci sono alcune frasi, alcune massime, che nel mondo del calcio sono ritenute verità assolute da tutti: “Maradona vinceva le partite da solo”, “Zidane è stato il giocatore più elegante da vedere con la palla tra i piedi”, “Le difese di Zeman subiscono troppi gol” e “Ibrahimovic non vincerà mai la Champions League”.
Ecco, si riesce a discutere perfino su chi sia più forte tra Messi e Cristiano Ronaldo (personale opinione: eresia), ma sul fatto che Zlatan Ibrahimovic non vincerà mai una Champions si è tutti d’accordo.
Perché? Perché il buon gigante di Malmoe non ha mai avuto un buon rapporto con la Coppa dalle grandi orecchie. Il suo massimo risultato è stato una semifinale giocata (e persa) quando vestiva la maglia del Barcellona, squadra che aveva scelto appositamente per la sua propensione alla Champions.
Curioso (alcuni sostengono sia sintomatico) il fatto che nel 2009 lui vestisse la maglia dell’Inter e il Barcellona si laureò campione, che nel 2010 lui passò al Barcellona e vinse l’Inter e che nel 2011 tornò a Milano sponda rossonera e i blaugrana tornarono al trionfo.
Casualità o causalità, poco importa. Zlatan non ha avuto un rapporto facile con la Champions. Eppure.
Sì, eppure. Perché ora, nel suo PSG, non è solo. Ha Carlo Ancelotti in panchina, che con la Coppa ha un particolare feeling. Ha compagni di talento, in grado di risolvere la partita da soli e non necessariamente aggrappandosi alle sue spalle, come poteva capitare nel Milan o prima ancora nell’Inter. Ha un compagno in difesa che è il più forte difensore del mondo: Thiago Silva.
E, come se non bastasse, il sorteggio ha dato al PSG una mano ulteriore: l’ottavo di finale contro il Valencia non è impossibile e dal tabellone 3 tra Real Madrid, Manchester United, Arsenal, Bayern Monaco, Milan e Barcellona andranno fuori.
Se la fortuna dovesse continuare ad assistere i francesi, ai quarti potrebbero capitare contro la vincente di Galatasaray-Schalke o di Porto-Malaga e la strada per le semifinali non sarebbe spianata, ma quasi.
Arrivati in semifinale, con i meccanismi ancora più oliati, con l’autostima e l’entusiasmo a mille, chi lo sa…magari potrebbe essere la volta di Ibra.
Magari no, e a vincere saranno i superfavoriti del Barcellona guidati da Lionel Messi, che continua ad abbattere record uno dietro l’altro. Forse non se n’è accorto nessuno, ma nella Liga i blaugrana hanno conquistato 49 punti su 51 (punteggio relativo a sabato 5 gennaio), vincendo 16 partite su 17 e pareggiando la restante.
In campionato non vediamo spazio per sorprese, nonostante l’Atletico Madrid di Falcao con i suoi 40 punti stia correndo a velocità altissima.
Stesso discorso in Italia, Inghilterra e Germania dove, rispettivamente, Juventus, Manchester United e Bayern Monaco hanno 8, 7 e 9 punti di vantaggio sulle seconde.
Nei principali campionati europei nessuna sorpresa, quindi. Solo dimostrazioni di forza ineluttabili.
Ma la Champions è un’altra cosa. In Champions si può uscire per un rigore sbagliato o per un gol subito nell’unico tiro in porta degli avversari. Si può uscire dopo aver stravinto l’andata. Si può vedere in finale Porto e Monaco. O lo sgangherato Chelsea sorretto da Drogba. Si può vincere una finale data per persa o perdere una finale già in tasca.
In Champions si può. Ibra, si può.